Oggi parliamo di scuola e andiamo alle medie, in un istituto pubblico della provincia di Napoli, e trascorriamo qualche giorno in quella realtà caotica, decadente e imprevedibile. La struttura è fatiscente, manca tutto, i professori sono stremati e gli studenti alla deriva. Difficile credere in futuro multicolor… Una gita inattesa in un paesino tranquillo, bucolico e ben organizzato della Toscana dimostrerà, invece, che c’è ancora speranza.
Luca Miniero torna dietro la macchina da presa e lo fa con una nuova commedia, genere che da sempre lo contraddistingue. “La scuola più bella del mondo” offre una risata per tutta la famiglia, popolare, pulita e liberatoria, portatrice di un messaggio serio ma non pesante. E, a questo giro, sotto i riflettori ci finiscono l’istruzione, i ragazzini più o meno agitati e gli insegnanti disillusi o speranzosi, a seconda del caso (o del luogo).
La storia prende il via da un tiro mancino della tecnologia: una mail destinata al preside di Accra (Ghana) finisce sul pc di una scuola di Acerra (Napoli). Il risultato sarà che una classe di giovanissimi scalmanati, che parlano dialetto stretto, partirà alla volta della Toscana, dove sarà accolta da uno striscione inequivocabile: “Benvenuta Africa”. Intuibile che gli equivoci e le situazioni comico-grottesche si susseguiranno sino ai titoli di coda.
Il film cavalca più di un cliché, tra cui la frapposizione tra Nord e Sud, che pare istillare sempre il buon umore ed essere senza tempo, per mostrarci la situazione in cui versa l’istruzione pubblica; quanto sia difficile, oggigiorno, per chi crede ancora che i giovani siano il futuro, mantenere viva la speranza; e che, probabilmente, con un massiccio rimescolamento della popolazione si possa ottenere la definitiva demolizione dei pregiudizi usati come scudo da tutti.
“La scuola più bella del mondo” è una commedia con stacchetti di canto e ballo, caricaturale (a tratti anche troppo), con un messaggio serio ma carico di ottimismo, che punta a fare colpo sul pubblico senza portarlo alle lacrime. Niente drammi, quindi, e per riuscirci sul set sono stati chiamati alcuni campioni della risata tricolore: Christian De Sica, in un ruolo diverso da quello a cui ci ha abituati nei cinepanettoni, Rocco Papaleo e Angela Finocchiaro. Un trio esplosivo che qui si è dovuto confrontare con un’orda di ragazzini, cosa che, abbiamo scoperto all’incontro con la stampa, ha imposto a tutti una recitazione spontanea, più naturale, quasi un ritorno alle origini.
Ora, l’idea è buona, il cast è efficace (in sala la gente rideva), e ogni film del regista ha vinto la sfida al botteghino dimostrando di saper raggiungere un pubblico eterogeneo, di tutte le età, con diversi gusti e pretese, quindi, nonostante il format sia tanto distante dal mio concetto di pellicola divertente, non posso fare altro che fermarmi e attendere le vostre reazioni.
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”