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Vi abbiamo raccontato qualche giorno fa dell’uscita di un nuovo film con il compianto Philip Seymour Hoffman tratto da un romanzo di John Le Carrè. Cliccando qui troverete la recensione della pellicola che ha adattato al grande schermo “Yssa il buono”, scritto nel 2008.

Ma la fortuna letteraria di Le Carrè è iniziata, come noto, molto prima, quando era terminata da poco la sua carriera da agente segreto al servizio del MI6 (ufficialmente Secret Intelligence Service). Già, perchè il popolare scrittore britannico che ha praticamente reinventato il genere spy-story partiva da una posizione di indubbio vantaggio, quella di chi aveva conosciuto in prima persona la contrapposizione dei blocchi che spaccavano in due il continente europeo.

Terminata l’esperienza spionistica a causa di Kim Philby, il noto agente doppiogiochista stipendiato dal KGB la cui storia è narrata ne “La Talpa” (e anche di questo abbiamo la recensione filmica, la trovate cliccando qui), Le Carrè compende che (l’allora) gioioso mondo dell’editoria ha uno spazio per le spy stories, un genere che in un momento storico di fortissima contrapposizione ideologica non poteva che risultare affascinante.

Presa la penna (o la macchina da scrivere) in mano, Le Carrè firma quindi nel 1963 un vero capolavoro di genere, non a caso inserito nella lista dei 1001 libri da leggere che potete comodamente scaricare cliccando qui. “La spia che venne dal freddo” vincerà nekl 1963 il Gold Dagger della Crime Writers’ Association inglese e nel 1965 l’Edgar Award della associazione americana Mystery Writers of America: per la prima volta, uno stesso romanzo viene premiato da entrambe le organizzazioni.

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La vicenda ruota attorno alla figura di Alec Leamas, agente del servizio segreto inglese che cercherà di infiltrarsi nel servizio segreto della DDR nel tentativo di far cadere in disgrazia un asso dello spionaggio tedesco orientale che sta causando serissimi danni alla rete di oppositori al regime comunista.

In una ambientazione anche berlinese che toglie il fiato per quanto è bella (e che impressione immaginare che c’è chi non ricorda il Muro di Berlino, sto invecchiando), si sviluppano una serie di mosse e contromosse tipiche delle scacchiere spionistiche che, grazie alla miracolosa capacità narrativa di Le Carrè, non annoiano nè spingono alla sensazione di non riuscire a capirci più niente. E’ una problematica potenzialmente letale per un romanzo spy: complicare trama e rapporti fra i personaggi fino a rendere la vicenda talmente incasinata da perdere il lettore. Ne “La spia che venne dal freddo” non capita e non capiterà fino ad uno dei più intriganti finali della letteratura inglese del XX secolo.

Che amiate o meno le atmosfere di un mondo polarizzato che non esiste più, che abbiate o meno il piacere di essere sfidati da uno scrittore e una narrazione che vi spinge fuori strada per poi recuperarvi in extremis, beh… in ogni caso, in qualunque caso, “La spia che venne dal freddo” va messo sul comodino. Necessariamente.

 Alfonso d’Agostino

SCHEDA LIBRO
Titolo: La spia che venne dal freddo
Autore: John Le Carrè
Editore: Mondadori
Collana: Oscar Bestsellers
Codice ISBN: 9788804500056
Pagine: 237

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