fido_lionsgate_poster

Ci sono pellicole che per qualche strano motivo non arrivano nelle nostre sale, nonostante un ottimo cast, una trama intrigante e le entusiaste recensioni della critica. “Fido” è un film romantico, vanta la partecipazione di attori che non ti aspetteresti in quei panni, è inusuale sia per l’argomento sia per la solidità di dialoghi, colonna sonora e fotografia, ed ha raccolto applausi prima al Sundance poi al festival di Toronto. Una volta approdato al cinema, invece, qualcosa è andato per il verso sbagliato. Uscito in DVD, forse a causa della continua chiusura dei negozi di videonoleggio, solo il passaparola l’ha salvato dall’oblio.

L’opera è una commedia garbata, delicata, divertente, cadenzata da ottima musica, insomma, convincente. È una critica senza tempo alla società del benessere e delle convenzioni, del perbenismo e del “si deve fare”, che mai come nel dopoguerra era evidente nell’America di provincia, motivo per cui sullo sfondo di “Fido” troviamo proprio quel periodo.

Photo: courtesy of Lionsgate

Photo: courtesy of Lionsgate

“Fido” è, infatti, la storia di uno zombie domestico, un essere che grugnisce, ha la pelle ingrigita e solo un collare lo rende inoffensivo e utile alla società. Fido è un uomo di mezza età morto d’infarto a cui sono rimaste solo una memoria istintiva e una deambulazione lenta e traballante. Nella ridente cittadina in cui vive la famiglia Robinson, avere uno zombie a proprio servizio è un vero e proprio must, una dichiarazione di appartenenza ad una classe sociale, segnale incontrovertibile di benessere. La signora Robinson (Carrie-Anne Moss) ben sa tutto questo e, non volendosi sentirsi diversa dal resto dalla comunità, un giorno porta a casa una creatura non morta.

Fido però è uno zombie molto speciale che in barba al collare che indossa per sedare improvvisi attacchi di “fame”, ha un debole per i bambini e le belle signore. Inizia quindi presto una complicità inattesa in famiglia, che scardina gli equilibri creando strane alleanze e gelosie a prima vista insensate. Le situazioni rocambolesche non mancheranno, le parodie e i momenti di sorprendente romanticismo, pure.

Photo: courtesy of Lionsgate

Photo: courtesy of Lionsgate

Nonostante sia un horror (co-protagoniste sono pur sempre delle creature orrorifiche), un po’ splatter (si sa, gli zombie pasteggiano in modo “selvaggio”), la trama è talmente gentile da rendere “Fido” una commedia allegra e romantica che affianca allegorie a frivolezze e fantasie degne delle migliori storie di evasione. Si parla di sentimenti, di rispetto per il prossimo e per il diverso, ma si ammazzano grandi e piccini, si portano al guinzaglio parenti passati a “miglior vita” e si giustificano azioni poco ortodosse, anche se tremendamente divertenti.

Nella mia lista delle commedie dell’orrore da non perdere, subito sotto il granitico e incredibile “Benvenuti a Zombieland” e il demenzialissimo “Tucker & Dale vs. Evil”, troverete proprio il dolce e retrò “Fido”. Vedere per credere.

Vissia Menza