Perez è un avvocato d’ufficio. Perez vive a Napoli. Perez è il classico uomo per bene, che vuole fare la cosa giusta, ma sbaglia sempre la tempistica. Perez si è talmente abituato alla mediocrità da usarla come scudo, e ora non sa più cosa sia la gioia. La sua esistenza prevede la difesa di uomini con cui nessuno vuole avere a che fare ma, anche in questo caso, i suoi silenzi vengono spesso male interpretati e il cliente lo molla. L’uomo tira a campare e subisce gli eventi sino al giorno in cui un pentito fa il suo nome e vuole averlo come difensore.
Basta un attimo e la tua vita cambia. Ce lo siamo sentiti dire molte volte e spesso ci è capitato, non è quindi difficile credere agli eventi che si susseguono nelle prime scene del nuovo lavoro di Edoardo De Angelis. Il regista, al secondo lungometraggio, dopo la commedia, decide di darsi al dramma, e ambienta un noir in una città come Napoli. Non contento, debutta in una corniche dal forte charme come è la Mostra del Cinema di Venezia, con il suo pubblico esigentissimo, e… esce vincente. Viene applaudito e sul web iniziano a circolare le voci sulla presenza di una piccola opera nostrana con una gran bella performance di Luca Zingaretti.
La curiosità era tanta, l’aspettativa era altissima (anche perché le altre opere approdate al Lido quest’anno, erano di ottimo livello), e la tensione era palpabile ma, anche questa volta, il film ha avuto la meglio nonostante il genere scelto sia spesso traditore. Il noir può essere lentuccio, fatto di attese, lunghe inquadrature e molto non detto, talvolta quindi strema lo spettatore, gli annebbia la vista e non gli permette di percepire ciò che di buono c’è nella pellicola.
Ma “Perez” punta su tre elementi: un protagonista convincente, così reale da farci credere di essere uno di noi e riuscire a portarci in pochi minuti a Napoli. Sullo sfondo una città mostrata da una prospettiva inconsueta, moderna nei palazzi dei grandi architetti, ma antica nelle sue problematiche irrisolte. E una fotografia accurata, attenta, impeccabile, che coadiuva le sempre azzeccate inquadrature.
Il legame con lo spettatore avviene rapidamente, in modo indissolubile e è emotivamente coinvolgente. Si prova tristezza per quegli ambienti, nervosismo per quelle situazioni e pietas per quei personaggi che assomigliano tanto a quelli che popolano le notizie di cronaca. E quel disagio che si impossessa di noi, unito all’improvvisa voglia di trovare i punti deboli dell’opera, non fa altro che dimostrare quanto il film funzioni e quanto talento abbia il regista.
Perez per la figlia sarà pronto a rivoluzionare la sua esistenza, a rivedere le priorità e la scala dei valori. Come ogni padre si butterebbe in un fosso per la piccola, ma quando si è a Napoli e si ha a che fare con giudici, criminali e pentiti di mafia ogni giorno, le cose potrebbero andare diversamente dalle proprie attese e/o speranze.
“Perez” è incentrato sull’uomo, sul padre, su un Paese che va a suo modo, fotografa e romanza la realtà usando un mix di suspense e dramma. Bravo!
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”