Profumo di spezie, colori cangianti, aria magica, una gran voglia di ricominciare, di superare le sfide, di vivere con gioia, sono la ricetta vincente per una storia dolce e divertente che parli di cucina, amore e forza di volontà. Sono la favola che tutti vorremmo vivere, la ricompensa per i sacrifici, la dimostrazione che, talvolta, la realtà può essere meglio della fantasia.
Quindi ora, chiudete gli occhi e viaggiate con la mente sino in Francia, andate nella sua immensa provincia, verde e incontaminata, ricca di piccoli borghi in cui poter ancora oggi gustare prelibatezze di un tempo, cucinate secondo vecchie ricette, in cascinali impreziositi da giardini ricchi di piante secolari. In una di quelle case (e cucine) da sogno, mettete una bella signora distinta, elegante e attenta al dettaglio, e molto probabilmente scoprirete che il “ristorantino” è la mecca della buona cucina.
Ora immaginate cosa potrebbe accadere se, nella villa difronte a quel tempio culinario, un giorno arrivasse una famiglia indiana, numerosa e rumorosa, con l’intento di aprire l’unico ristorante etnico della regione. A prima vista, parrebbe una disfatta per tutti: troppo rumore per le orecchie dei cultori della sofisticata nouvelle cuisine, e un luogo poco cosmopolita e per nulla aduso alle stravaganze per ricreare un angolo di Oriente.
Che cosa fare per riuscire a convivere? Dichiarare guerra al “nemico” in modo che ne rimanga solo uno! Ed è proprio ciò che accade tra Madame Mallory (Helen Mirren) e Papa Kadam (Om Puri). Lei è a caccia di un’altra stella Michelin, lui vuole far trionfare le antiche ricette e prelibatezza di famiglia in terre lontane da casa. In mezzo, oltre ai famigerati tre metri (i cento piedi), ci si metterà anche il talento del giovane Hassan (Manish Dayal), conteso da entrambi per il raggiungimento dei propri sogni.
Il film è una storia gentile quindi nessuno scossone all’orizzonte, solo una classica delle commedie culinarie e romantiche. Una soluzione si troverà, tra una sfida di sapori e l’altra, e ogni inquadratura sarà un tale trionfo di colori e coreografie da stimolare la vostra voglia di saltare in macchina e scoprire le tradizioni di altri Paesi, mentre potrebbe sopraggiungere pure un inatteso languorino.
Il regista di “Chocolat” Lasse Hallström torna dietro la macchina da presa coma sa fare lui, utilizzando la vecchia formula, per confezionare un nuovo successo: tanta è la precisione di cosa e come incorniciare piatti, ambienti e volti (complice una fotografia calda e avvolgente) e molta è la voglia d’ingolosire il pubblico. “The Hundred-Foot Jouney” è come ve lo immaginate, forse anche meglio.
Il cast si sposa meravigliosamente alla parte, Helen Mirren è una certezza anche quando parla francese, il giovane Dayal ha uno sguardo che ispira fiducia e sorrisi, e il lieto fine è sempre una sollievo. Impossibile rimanere insoddisfatti. In autunno probabilmente approderà nei nostri cinema, facendo la gioia di romantici, buone forchette, cultori del bello e signore agée, in questi giorni invece potrete gustarvelo in versione originale (con i sottotitoli) nella rassegna milanese “Le vie del Cinema” (maggiori dettagli qui).
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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