La CNN l’ha ricordato come “l’uomo che ci ha fatto ridere per decenni”. Per la maggior parte dei tg nostrani era MRS. DOUBTFIRE o lo psicanalista di GOOD WILL HUNTING, per qualcuno più raffinato è stato lo scatenato disc-jockey di GOOD MORNING VIETNAM o l’insegnante fuori dagli schemi di L’ATTIMO FUGGENTE. I titoli per cui lo ricordo con più affetto e ammirazione sono altri, più tardi, e complessi, e oscuri.
Cominciamo dall’inizio. Dopo una breve e intensa gavetta come imitatore e stand-up comedian nei locali di New York, dove iniziò ad esibirsi subito dopo aver mollato la prestigiosa Julliard School (che poi nel 1991 gli conferì un diploma ad-honorem), a 27 anni venne scoperto da un produttore tv e divenne per 5 anni protagonista della serie tv MORK E MINDY.
Purtroppo il successo planetario lo colse impreparato e gli diede alla testa. Amico intimo di John Belushi e già utilizzatore saltuario di droghe, la sua dipendenza dalla cocaina divenne così grave da impedirgli di lavorare, mettendo a rischio una carriera appena iniziata. Fu salvato da Superman: il suo vecchio compagno di stanza Christopher Reeve, solido e sereno, gli rimase vicino nei momenti più duri della disintossicazione e fu ogni volta al suo fianco nei momenti bui delle successive, purtroppo frequenti, ricadute. Lo raccontò lo stesso Williams in uno dei suoi monologhi teatrali autobiografici, in cui era sincero fino alla spietatezza.
Ricambiò il favore 15 anni dopo, quando Reeve fu vittima del tragico incidente che lo rese totalmente invalido: Robin c’era sempre, quando si svegliò dal coma era lì a farlo ridere e lo aiutò instancabilmente ad organizzare spettacoli per raccogliere fondi per la ricerca medica. Così come durante le riprese di SCHINDLER’S LIST telefonava quotidianamente all’amico Steven Spielberg: spossato dalla tensione emotiva, la barzelletta serale di Robin aiutava il regista a riprende fiato per tornare sul set il giorno dopo.
Un attore attivissimo e onnivoro, sfortunatamente non troppo selettivo nella scelta dei copioni: in film grandissimi e in altri tutt’altro che memorabili è riuscito a lasciarci comunque dei veri capolavori di sottigliezza interpretativa. E’ stato indimenticabile come Garp nel misconosciuto IL MONDO SECONDO GARP di George Roy Hill (era il figlio di Glenn Close!) e come Peter Pan cresciuto in HOOK-CAPITAN UNCINO di Spielberg. Ha affrontato entrambi i lati dei misteri della mente come medico in RISVEGLI di Penny Marshall e come tenerissimo lunatico in LA LEGGENDA DEL RE PESCATORE di Terry Gilliam. E’ stato dolcissimo fabbricante di giocattoli in TOYS di Barry Levinson e stralunato Braccio di Ferro in POPEYE di Robert Altman.
Con una fama ormai consolidata ha partecipato a due piccoli film d’esordio, dotati di buone sceneggiature, che la sua interpretazioni hanno reso grandi: nel 2002 ONE HOUR PHOTO di Mark Romanek e nel 2004 THE FINAL CUT di Omar Naim. Prima di loro solo Christopher Nolan col suo INSOMNIA – coraggiosa la scelta di interpretare il totalmente inconsueto ruolo di serial killer – era riuscito con tale abilità a far emergere quel “lato oscuro” dell’uomo Robin Williams che a tratti affiorava anche nelle sue interpretazioni più divertenti e scatenate.
Per ricordarlo oggi niente di meglio di un suo “ritorno alle origini”. Nel 2009 HBO filmò una delle sue stand-up comedy più riuscite: nei 90 minuti di WEAPONS OF SELF DESTRUCTION ne ha davvero per tutti, dal neoeletto Presidente Obama a Hillary e Bill Clinton, da George W. Bush al Papa; parla di droga, armi, inquinamento, riscaldamento globale e offre abbondanti ricordi di vita privata, il tutto condito da una vagonata di parolacce. Qui potete vederlo in versione originale sottotitolata – irresistibile!
Ciao Robin, lassù da Ork dove sei ora guarda giù ogni tanto, noi non ti dimenticheremo!
Casalinga per nulla disperata, ne approfitta per guardare, ascoltare, leggere, assaggiare, annusare, immergersi, partecipare, condividere. A volte lunatica, di gusti certo non facili, spesso bizzarri, quando si appassiona a qualcosa non la molla più.
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