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Quando ero alle media, una professoressa ci convinse ad aderire ad una associazione che organizzava contatti fra studenti via posta: i classici “amici di penna”, insomma, con lo scopo di esercitare le proprie abilità linguistiche al di fuori dell’istituto scolastico. Ognuno doveva compilare una scheda in cui dettagliava i suoi desiderata per quanto riguardava l’interlocutore: inutile sottolineare che ogni maschietto chiese una femminuccia, e viceversa.

Siccome non era elegante chiedere o inviare una propria foto con la prima lettera – anche in considerazione del fatto che si temeva l’intercettazione dei genitori – e siccome non esistevano nè Facebook nè Google Immagini, l’unica maniera di “valutare” la propria controparte epistolare era la scrittura. In estrema sintesi, direi che ci eravamo inventati grafologi prima di sapere che cosa fosse la grafologia: la ragazza austriaca che metteva i cuoricini come puntini sulle ì dimostrava inequivocabilmente un interesse specifico per il nostro compagno italiano, e quelli che ricevevano missive scritte in stampatello – fra cui io – erano inevitabilmente presi per le chiappe. Quando cominciarono ad affluire le prime foto, ci rendemmo conto che ci avevamo preso: la teutonica dei cuoricini aveva un delizioso visino lentigginato sotto una frangia biondo-ariana, l’inglese con cui dialogo io sembrava il ritratto di un boiler.

Adesso, ogni volta che sento dire “ha una bella scrittura”, riferito ad un autore che fa della forma narrativa il suo forte, mi vien sempre quel pensiero lì. Non conta che noi si legga un carattere, è per me inevitabile che chi “scrive bene” debba avere anche una bella calligrafia.


Ok: se dovessi immaginare John Berger sulla base della sua scrittura, direi che è un incrocio fra Brad Pitt, Keanu Reeves e il fascino brizzolato di Sean Connery. Berger non “scrive bene”, scrive me-ra-vi-glio-sa-men-te, e – vi scongiuro! – non fatevi impressionare dal ritmo delle prime pagine. Sembrano frasi sincopate, piccoli pensieri, ma vi assicuro che con l’andar del tempo e delle pagine Berger vi conquisterà con la storia di G., figlio di un commerciante livornese e di una amante americana, protagonista di mezzo secolo a cavallo fra Ottocento e Novecento, tra primi temerari voli (la storia di Chavez è bellissima e commuovente), spinte idealistiche, coltissimi riferimenti storici.

Nota aggiuntiva per i triestini in ascolto: credo che siano pochissimi i romanzi ambientati (anche parzialmente) all’ombra del Carso che siano riuscire a tratteggiare così delicatamente la storia della nostra città.

G. di John Berger è inserito nella lista dei 1001 libri da leggere a ogni costo (la trovate cliccando qui). Ci hanno azzeccato, veramente.

Alfonso d’Agostino

SCHEDA LIBRO
Titolo: G.
Autore: John Berger
Editore: Neri Pozza
Collana: I narratori delle tavole
Codice ISBN: 9788854505391
Pagine: 414