APES-REVOLUTION_POSTER

È l’alba di un nuovo giorno sulla desolata Terra, pianeta oramai distrutto, fatto di macerie che ci ricordano una civiltà (la nostra) che si è estinta da tempo. I nuovi indisturbati abitanti sono le evolute e organizzate scimmie, uniche superstiti del virus T-113 che, una volta sfuggito dai laboratori, ha comportato la nostra scomparsa. I primati convivono in armonia, cacciando e sviluppando una società sempre più articolata, senza mai dimenticare la nostra lingua e senza riuscire a elidere ricordi dolorosi di un passato (sempre più remoto) trascorso nelle gabbie degli umani laboratori.

Siamo a San Francisco, in un futuro post-apocalittico, in cui oranghi, scimpanzé, bonobo e molti altri, sono riusciti dove noi abbiamo miseramente fallito. Cesare è il loro leader, è forte e saggio, e cerca di guidare il “popolo” nel segno della quiete, della fiducia e dell’importanza della famiglia. Un giorno però, come nel peggiore degli incubi, un piccolo gruppo di umani viene sorpreso ad esplorare i boschi. Infinito è lo stupore, crescente è la diffidenza, e molte sono le ferite che rendono difficile non aggredire il vecchio nemico.

APES-REVOLUTION_IMG1

Una scena di “Apes Revolution” – Photo: courtesy of 20th Century Fox

Tutti sono sorpresi e al contempo intimoriti: esistono degli esseri umani immuni al virus e scimmie in grado di comunicare usando la lingua degli uomini. Il problema ora è che una diga vitale si trova nel territorio in cui si sono insediate le scimmie. I leader cercano un compromesso, credono nella seconda possibilità e nell’importanza di dare fiducia al prossimo. Cesare (Andy Serkis) e Malcom (Jason Clarke) iniziano una collaborazione che turba molti e, come nelle storie lette nell’infanzia e studiate a scuola, ben presto antichi rancori, bramosie di potere, voglia di rivincita, prenderanno il sopravvento. E quando l’odio acceca le menti, nulla possono fare i savi e moderati.

“Apes Revolution” non dimentica i suoi padri e i dettami della migliore fantascienza. Ci narra una storia comune, portatrice di una morale forte e di un messaggio senza tempo: è possibile la convivenza tra gruppi diversi? Le differenze sono inconciliabili quando c’è di mezzo il potere oppure provocano inevitabilmente lo scontro? Un tema a sfondo raziale, quindi, che mai occupa tutta la scena al punto di annoiare il pubblico, ma che è presente durante tutto lo svolgimento di un plot carico di drammi e dilemmi che sfoggia l’azione pura solo sul finale.

APES-REVOLUTION_IMG2

Una scena di “Apes Revolution” – Photo: courtesy of 20th Century Fox

Con un Andy Serkis imponente, impressionante e magnetico – riesce a creare un Cesare così carismatico e realistico da indurre soggezione nel pubblico – il film omaggia il vecchio secolo e decreta il trionfo di questo millennio. Le nuove tecnologie sono sfoggiate non per sfoggiare effetti pirotecnici bensì per rendere verosimile un popolo che esiste solo nelle menti dei suoi creatori. Non possiamo quindi che inchinarci alla motion capture che ha reso reale l’impossibile regalandoci i momenti più intensi del film.

“Apes Revolution” incede con ritmo costante, ma mai abbastanza serrato da non farci percepire lo scorrere del tempo. Tempo necessario e funzionale ai delicati temi che si susseguono (insofferenza, intolleranza, differenze abissali, razzismo, inevitabilità della guerra, e molto altro), evitando mirabilmente un capitombolo facile da commettere. Forse quest’opera non è dirompente come molti si attendevano, ma è sicuramente uno dei migliori preludi al terzo capitolo che si siano visti nelle saghe di fantascienza.

Vissia Menza

Apes Revolution - il pianeta delle scimmie | Dal 30 luglio al cinema | Final Trailer Ufficiale