Non sono mai stato un genio a cucinare. Di più, ho la sgradevole tendenza a carbonizzare qualsiasi cosa io metta su una padella ed una altrettanto (forse) inguaribile capacità di esagerare con il sale a livelli che soltanto chi si è tuffato nel Mar Caspio può provare a immaginare.
Se c’è una cosa che in generale mi terrorizza sono le creme (di cui peraltro sono ghiotto): in ogni ricetta c’è quell’accenno al fatto che non debba essere “nè troppo densa nè troppo liquida” che mi manda fuori di testa. Finisco per esserne talmente preoccupato che – ovviamente – il risultato è un qualcosa di talmente solido da poter essere utilizzato come collante industriale o, in alternativa, un liquido quasi etereo, a un passo dal sublimarsi in uno stato gassoso.
Questa lunga introduzione, omaggio al successo di programmi tipo “Hell’s Kitchen”, “Masterchef” o “Come darò fuoco al pollo stasera”, si è affacciata ai miei neuroni durante la lettura di “Dio di illusioni”, romanzo di quella Donna Tartt che ha regalato pochi mese fa alla popolazione lettrice del pianeta “Il Cardellino”, di cui ho detto qualche cosa qui. Una lettura che mi aveva colpito e che aveva sprigionato il desiderio di leggere qualcosa di più di un autrice che non pubblica più di un tomo al decennio.
Quindi, eccomi qui con “Dio di illusioni”, un romanzo che – e finalmente ci si spiega la metafora culinaria – è indelebilmente denso.
La trama, ambientata in un piccolo ed esclusivo college americano, racconta la storia di cinque ragazzi accomunati dallo studio del greco con un prof che esercita su di loro una sorta di “controllo spirituale”, sottile ma pervasivo. Tra citazioni colte e week-end all’insegna dei fumi dell’alcool, nascerà l’idea di ricreare un baccanale ellenico dalle conseguenze tragiche.
Siamo a metà tra il romanzo di formazione e il thriller, in una gradevole commistione di generi che produce un romanzo certamente godibile nonostante la mole (e torno a spiegarmi perchè la Tartt produca un libro al decennio…). Il punto – che mi rendo conto di non riuscire a spiegare meglio di così – è che davvero se ne avverte la densità: giri e giri pagina, segui le gesta dei nostri antieroi e avverti una leggera aria di pesantezza, come se l’aria si fosse fatta più pesante ed il naso facesse fatica a respirare.
Tutto ciò premesso, mi sono ripromesso di leggere anche “Il piccolo amico”. Non so se consiglierei “Dio di illusioni”, ma so che la Tartt mi lascia sempre qualcosa, e per quel qualcosa vale la pena affrontarla.
Alfonso d’Agostino
Titolo: Dio di illusioni
Autore: Donna Tartt
Editore: Rizzoli
Collana: Contemporanea
Pagine: 622
ISBN: 9788817106825
Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.
Ciao Alfonso,
alla fine l’hai consigliato a qualcuno e…hai fatto bene!
Devo dire che ad un certo punto ero infastidita (infastidita davvero) da Richard e i suoi problematici rapporti familiari irrisolti però non sono riuscita a staccare gli occhi dal libro: coinvolgente in modo sorprendente.
Grazie del regalo!
ps
indelebilmente denso? Fantastico: rende proprio l’idea!
Ero stra-certo che ti sarebbe piaciuto, e altrettanto che odiassi Richard almeno quanto l’ho odiato io. Simpatico come un pugno di sabbia in gola quando hai sete :D
Grazie a te, Michi!