Far West, quello vero, d’America e delle praterie a perdita d’occhio, in cui avere un fucile ė normale e difendere la propria terra, la famiglia e la comunità, è un dovere. Siamo nel 1800 e due uomini, due immigrati europei, due aitanti fratelli vichinghi, si sono trasferiti nel nuovo mondo in cerca di fortuna. Una volta trovata, comprato un fazzoletto di terra, imparato la lingua e incontrato degli amici, Jon (Mads Mikkelsen) chiede a moglie e figlio di raggiungerlo ma, come ogni storia che si rispetti, lo sbarco della giovane e bella donna e del biondissimo pargolo avrà un tragico epilogo.
Riuscite a immaginare cosa possa fare un marito, un padre, un uomo arrabbiato, dopo non essere riuscito ad impedire il peggio? Jon diventa una macchina da guerra incontenibile ed essendo un ex-soldato, con la fisicità tipica dei popoli del Nord, ė meglio non incrociare il suo cammino. Particolari che i suoi concittadini non avevano tenuto in debita considerazione.
L’uomo, infatti, prima abbatte a fucilate i responsabili del massacro dei suoi cari poi, quando la sfortuna persevera a non lasciarlo in pace (il colpevole era il fratellino del temutissimo Generale, oggi diremmo boss che controlla tutto), viene assalito da una imperturbabile furia che lo aiuta a superare ogni ostacolo, agguato, tortura, sino alla piena soddisfazione della sua vendetta.
“The Salvation” ė un revenge-movie in salsa tex-mex, patinatissimo, con una fotografia incisa che gli dona un’aura surreale perfetta, ricolmo di situazioni stereotipate, meravigliosamente prevedibili, omaggio ad un cinema che in un’epoca andata venne adorato da generazioni di uomini e donne. Oggi, invece, ė divenuto un prodotto più di nicchia per affezionati alle follie notturne durante i grandi festival del cinema internazionale.
Dopo Berlino, dove abbiamo visto il film “Das Finstere Tal – The Dark Valley”, peraltro girato nel nostro Trentino Alto Adige, continuano gli omaggi al grande West. “The Salvation”, film prodotto dalla Zentropa (la casa di produzione fondata da Lars Von Trier, riferimento del movimento Dogma 95), si presenta come divertissement che omaggia, senza scivolare nel ridicolo, la storia del cinema e non pretende di eguagliarla.
Un piacevole, intenso, intrattenimento da weekend. Ben recitato e confezionato, e con un pregio di non poco conto: ė stato uno dei pochissimi film che non ha fatto assopire il pubblico. Tutti eravamo più che desti mentre seguivamo le gesta di Mads Mikkelsen, Eva Green (che interpreta una donna salvata dagli indiani a cui ė stata tagliata la lingua), e Jeffrey Dean Morgan in versione cattiva, mentre si tendevano agguati sino a che ne è rimasto in piedi soltanto uno. Una strage in cui si fa ampio uso di cazzotti, coltelli e colpi a tradimento.
Nessuna morale viene impartita, se non l’ovvietà che, per proteggere la famiglia, imbracciare un fucile sia reazione naturale, spontanea, dovuta. Promosso senza indugio e soprattutto non vedo l’ora di possedere la mia copia in DVD: Mikkelsen che fa il danese trapiantato nel nuovo mondo in un film girato in Sud Africa, non ė cosa di tutti i giorni.
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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