Chiudi gli occhi, voglio raccontarti una cosa. Ecco, appoggia i ricci-ricci sulla mia spalla, appoggia il romanzo che stai leggendo sul divano, abbassa le palpebre e ascoltami.
Volevo raccontarti del libro che ho letto, ma mi son reso conto che posso soltanto accennare alla trama: quelli che scrivono seriamente di libri forse lo definirebbero un romanzo di formazione, perché racconta di un ragazzo di sedici anni che perde – immotivatamente – i suoi quattro amici. Lo buttano fuori dal gruppo senza una spiegazione, una parola. Quello che segue, la sua vita, i suoi rapporti sociali, persino i suoi sogni sono prepotentemente influenzati da quel rifiuto.
Ma non è della trama che ti volevo raccontare, no. E’ che mi sento come se fossi la borsa di Mary Poppins. A tutti piace Mary Poppins, ma a me ha sempre commosso un po’ quella borsa da cui tirava fuori oggetti su oggetti, libri, un attaccapanni. Come ci si deve sentire ad essere così pieni di roba? E’ sollievo o nostalgia quello che ti prende quando iniziano – poco a poco, lentamente – a liberarti?
Ho finito da qualche minuto “L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio” di Murakami, sto cercando di raccontartelo, e tu sorridi. E’ un romanzo bellissimo, e mi ha riempito di cose.
C’è un gruppo di ragazzi accomunati da un cognome che contiene un colore, tranne uno. C’è un adolescente che non si rende conto di essere importante e bello, e che cerca il suo cromatismo. C’è un uomo che costruisce stazioni ferroviarie con la cura e la passione di un artigiano. C’è una storia d’amore che inizia e non inizia, ed una una donna che ha capito moltissimo del suo uomo. Ci sono brani di musica classica che arieggiano le pagine come una finestra aperta, e ti tocca correre su Spotify a cercarle. C’è una storia ordinaria che diventa straordinaria. Ci sono le difficoltà di mettere un pezzo della tua vita nelle mani di un altro, e c’è il senso di vuoto e di incompiutezza quando questo non accade. C’è un pianista misterioso, un padre che ha scelto il nome del figlio ed insieme il suo destino, c’è una persona che sfiorisce e che diventa opaca. C’è uno che non viaggia mai e all’improvviso si mette in cammino, perché ci sono domande che non possono restare senza risposte.
L’ultimo Murakami te lo lascio qui, sul comodino. Io nel frattempo vado a scrivere in Svezia, perchè non è possibile lasciare quest’uomo senza un Premio Nobel. Proprio non è possibile.
Alfonso d’Agostino
Scheda libro
Titolo: L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio
Autore: Haruki Murakami
Editore: Einaudi
Collana: Supercoralli
Pagine: 260
ISBN: 9788806219772
Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.
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