Si avvicinano i Mondiali di Brasile 2014 ed è giunto il momento di dedicare qualche riga allo sport più praticato del globo. Cominciamo con una storia che arriva direttamente dalla prima edizione brasileira del toneo: siamo nel 1950
Terminata la carneficina della Seconda Guerra Mondiale, il calcio riparte dal Brasile, paese scelto per organizzare l’edizione del 1950. Un torneo passato alla storia per la disperazione (e l’ondata di suicidi) in cui precipitò la nazione sudamericana ospitante dopo la sconfitta subita in finale ad opera dell’Uruguay. C’è però un’altra partita che merita di essere ricordata, ed è quella che nei gironi eliminatori mise di fronte la favoritissima Inghilterra e gli Stati Uniti.
Un paio di elementi per darvi l’idea di quanto fossero “underdog” gli americani: i bookmaker quotarono la vittoria degli States 500:1 (!), e nella formazione britannica spiccò l’assenza di Stanley Matthews, stella della formazione. Non che fosse infortunato o squalificato, macché: semplice riposo in vista di impegni più probanti, non si prevedeva ci fosse necessità di lui contro i “cugini” d’oltreoceano…
Ovviamente non sarei qui a scrivere di questo match se non fosse accaduto qualcosa di sorprendente.
Fra i dilettanti americani i protagonisti furono due: il portiere Frank Borghi, autista di carri funebri, che tirò giù la saracinesca. E Joe Gaetjens, un haitiano che non aveva ancora ottenuto la cittadinanza americana ma che era stato ugualmente imbarcato nella spedizione. Joe mise la testa su una sorta di missile terra-aria destinato agli spalti colpendo in tuffo e cadendo semisvenuto sul prato, ma con la palla in rete. 1-0, altri miracoli di Borghi (uno che il giorno prima si era fatto una decina di bevute nei bar dei dintorni, ed era giunto allo stadio fumando un sigaro…) e partita vinta.
Il giorno dopo, lo stupore fu tale che molti tifosi inglesi telefonarono infuriati ai giornali: lessero “Inghilterra 0 – USA 1” sui tabloid e rimasero convinti che si trattasse di un errore di stampa. Non era così.
Gli americani, che queste cose le adorano, da questa storia hanno tratto un film (neanche malaccio, si intitola “In campo per la vittoria”, è del 2005).
A commuovere ulteriormente gli appassionati sarà poi la triste conclusione della vita dell’eroe di quella giornata: Joe Gaetjens, rientrato ad Haiti, nel 1964 fu rapito dagli squadroni della morte del dittatore Papa Doc Duvalier e fucilato, colpevole di parentela con alcuni oppositori dello spietato generale.
Quanto è più bello, dunque, ricordarlo sorridente e incredulo, issato sulle spalle dei compagni e portato in trionfo.
Riposa in pace, Joe.
Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.
Leave a Comment