Recco-Rapallo-Chiavari-Lavagna-Sestri Levante. A leggerli a distanza di anni, e così si seguito quasi come le perle di una collana, hanno tutta l’apparenza di una filastrocca di pochi secondi. Per noi che arrivavamo dal profondo Nord-Est, in automobili ancora prive di aria condizionata e con un fratello impegnato a riavvolgere con la matita il nastro dell’ennessima cassetta triturata dalla prima autoradio, beh… sembravano tappe quasi infinite.
Ed anche se la direzione finale era Sestri Levante, e non Sestri Ponente, la notizia dell’alluvione del 4 ottobre 2010 mi aveva colpito proprio qui, in alto a sinistra sul tronco: le immagini di case e negozi a fianco a cui avevo passeggiato violentati dal fango era state un vero e proprio colpo al cuore.
Daniele Grillo e Valeria Valentini, autori del romanzo “Il dolore del fango”, rievocano quella alluvione in un giallo che non cede alle facili sirene di una banale rimembranza. Quella che ci viene offerta è una storia intensa e ricca di sfaccettature, che non si limita a raccontare una tragedia “in-naturale” e a dividere semplicisticamente il mondo in buoni da salvare a tutti i costi e cattivi a cui assegnare un posto dietro la lavagna della Storia. Grillo e Valentini raccontano di un territorio spesso abbandonato se non sfruttato oltre ogni misura, di ferite forse non del tutto rimarginate degli Anni di Piombo, di una indagine che prende il via dal ritrovamento del corpo di un vigile del fuoco e si sviluppa fra antiche amarezze e la fotografia di un bambino accompagnata da una scritta misteriosa.
“Il dolore del fango” segna il ritorno del commissario Mercenaro, già protagonista del precedente (e altrettanto convincente): ottimamente caratterizzato, è in costante lotta con una vita che gli ha sottratto tanto, tantissimo, ma non molla. E la galleria di personaggi che gli ruotano attorno è altrettanto coinvolgente, fino alla vetta dell’incontro fra i due ragazzi down (avranno un ruolo decisivo nelle indagini) e il bimbo; qui la scrittura si fa emozione, e costringe il lettore ad una rincorsa apneistica fino alle pagine finali.
In chiusura, mi permetto una lode alla Fratelli Frilli, casa editrice da cui è impossibile prescindere se noir e giallo sono i colori preferiti della nostra tavolozza di lettori.
Alfonso d’Agostino
Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.
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