Recensione di Nymphomaniac Vol.2: l’epilogo del nuovo film di Lars Von Trier


Attenzione! 
Il film potrebbe urtare la sensibilità di alcune persone ed è adatto ad un pubblico adulto

E il racconto continua… la storia di Joe entra nel vivo, soprattutto, la vera attrice (Charlotte Gainsbourg), indiscussa protagonista e musa del regista, infine, occupa tutta la scena: da narratrice a primadonna al fianco di nuovi personaggi, in nuove situazioni, con nuove prospettive. Il nostro Virgilio ci mostra la vita di un adulto problematico e le tanto agognate risposte ci sono date. Joe soffre, cerca soluzioni, ne adotta di creative e poco edificanti, pur di arginare la sua ninfomania e trovarne una spiegazione plausibile. La donna si affida a gruppi di sostegno, psicologi e chi più ne ha più ne metta, prima di decidere di rendere produttiva la propria esperienza.

Sarà l’incontro con L. (Willem Dafoe) a permetterle di costruire qualcosa, avere un’attività redditizia, prendere coscienza dei suoi pregi, difetti e limiti, e di tornare a suo modo in contatto con il lato più umano, fragile, imperfetto che risiede in ognuno di noi, Joe inclusa. Nessuna panacea di tutti i mali, nessun happy ending, al contrario, tutto è coerente e non lascia nulla all’immaginazione: la razionalità è sovrana e il finale inatteso.

Nymphomaniac – Photo by Christian Geisnaes

A Lars Von Trier – il ribelle però continuo a tirare le orecchie per più di un motivo. In primis, ha attentato al nostro buon umore prima di mostrare un po’ di realismo e far emergere gli effetti collaterali della ninfomania. A ciò aggiungiamo che il Volume 1 ci ha assopiti per la ripetitività delle situazioni mentre il Volume 2 ci ha fatto invocare in più di una occasione il nostro Santo protettore per l’eccessivo (ai limiti dell’estenuante) voler ricondurre ogni atto bieco a mitologia, religione, letteratura e/o filosofia. Da ultimo, per aver farcito la sceneggiatura di situazioni grottesche, la più assurda legata ad un particolare (ai limiti della comicità) sul personaggio di Seligman.

In questa seconda parte, l’esibizione degli organi genitali è ancora più gratuita delle prime tre ore, e persevero a non capire quale fosse la motivazione di cotanto morboso cine-accanimento. Il disgusto non si prova, la noia invece è imperante. E il legame con il Vol. 1 ( la pellicola nasce come una) fa si che non vi sia molto raccontare, aggiungere, commentare rispetto a quanto già detto ad inizio Aprile. Pregi e difetti sono i medesimi; la bravura del regista con la macchina da presa e del cast, sono noti; sorprese non ce ne sono; e un paio di uscite discutibili non le menziono perché credo sia esattamente ciò che vorrebbe l’autore, uomo che ha fatto dell’eccesso e della provocazione il suo marchio di fabbrica e –soprattutto- la primaria fonte di reddito.

Nymphomaniac – Photo by Christian Geisnaes

Alla fine però, quando tutti saranno andati al cinema, con le motivazioni più varie (curiosità, pruriti, voglia di sentirsi del branco, esigenze lavorative, etc.), quando si sarà inneggiato in egual misura al capolavoro e all’ennesima pellicola eccessiva, cosa rimarrà di quest’opera? Tirare la corda e spostare  l’asticella che segna il confine tra il film erotico e il porno, contribuisce alla storia cinema? Io continuo ad avere fiducia nel genere umano e a credere che tra qualche anno ricorderemo poco di “Nymphomaniac” a dimostrazione del fatto che non mostri nulla di rivoluzionario e spero che, con questo film, la trilogia della depressione di Von Trier sia davvero chiusa.

Vissia Menza

Ultimo aggiornamento il 5 maggio 2015 

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