L’amore sognato, sperato, raccontato, vissuto, cercato, mai trovato. Il sentimento che fa battere il cuore a tutti, senza distinzione alcuna, a ogni latitudine, in qualsiasi modo si manifesti, approda al cinema nella pellicola d’esordio dietro la macchina da presa di Gabriele Pignotta “Ti sposo ma non troppo”.
Adattamento dell’omonima commedia teatrale che, segnando il tutto esaurito sui palchi in cui è andata in scena, ha consacrato il suo autore tra gli scrittori di commedie gentili, questo film vanta un cast amato dal pubblico. Questa storia di quattro persone le cui vite s’incrociano, scontrano, evitano e infine incontrano, attinge alla commedia degli equivoci che tanto ci piace vedere a teatro, appunto. E, con l’aiuto di persona abituate ai riflettori, il regista prova a trasporre su grande schermo la sua opera.
La trama è un classico: quattro giovani carini, dal cuore in vario modo infranto, sono legati inconsapevolmente da una sottile connessione che prima sarà fonte di divertenti malintesi e alla fine permetterà loro di vivere felici, contenti e… innamorati! Il fil rouge è uno scapolo impenitente (Gabriele Pignotta) alle prese con una donna terrorizzata (Vanessa Incontrada), con un migliore amico (Fabio Avaro) innamorato di una sognatrice (Chiara Francini), e con un fratello che gli fa da coscienza (Francesco Foti).
L’autore propone una storia fresca, una scena mai volgare, una comicità garbata. Gli attori sono a loro agio davanti ad una telecamera e ci risparmiano rigidità e sguardi da fotoromanzo. Qualcosa però manca: la risata si fa attendere, forse perché le battute s’intuiscono, e le situazioni sono elementari, nonostante l’amore al cinema funzioni spesso e volentieri.
Perché tutti hanno voglia di rivedere le proprie tribolazioni sentimentali e sperano in una versione a lieto fine, che alimenti quella sottile speranza che ci fa rialzare dopo ogni disfatta. E, in effetti, “Ti sposo ma non troppo” parte da qui e i suoi personaggi non si tramutano mai in caricature di sé stessi. E’ probabile quindi che qualcosa non abbia funzionato durante l’adattamento dalla risata intima di un teatro a quella più plateale del cinema, oppure che si volesse conquistare il cuore tenero dei giovanissimi spettatori.
Questo 2014 ha già visto nascere tante commedie battenti bandiera tricolore, molte delle quali non in grado di tenere testa alle sorelle sopraggiunte da nazioni con tradizione cinematografica paragonabile alla nostra. Alcune perle però ci sono state, hanno brillantemente superato la prova (un esempio tra tutti, “Smetto quando voglio”), quindi a ogni nuova commedia non possiamo che correre in sala con la speranza nel cuore e quando non sono esplosive non perderci d’animo :)
Ora però tocca al pubblico, è sua l’ultima parola. Grazie ai protagonisti con volti tanto amati dalla gente comune, e ad una trama leggera priva di volgarità gratuita, potremmo assistere a un piacevole fuori programma.
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”