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Il Pretore di Cuvio di Piero Chiara

“Il Pretore di Cuvio” è un racconto avvincente che ci porta su e giù per le strade della Valcuvia, immersi nel verde, con magnifici cieli azzurri e un imperante odore di umido alle prime luci dell’alba. Siamo a Cuvio, piccola località in provincia di Varese, dove sta per arrivare il nuovo Pretore, uomo di legge visto dalla comunità come una delle persone più importanti e vero riferimento per ogni questione, litigio o dubbio giuridico.

A onore del vero, siamo tornati indietro sino ai primi anni ‘30, inizio di un secolo che sarebbe stato ricco di avvenimenti, anche se la storia di oggi è davvero senza tempo. Piero Chiara ci narra di debolezza umana, di lussuria, di amore ma anche di degrado e di perdita della dignità. Lo fa con lucidità, le descrizioni sono minuziose e possiamo quasi vedere molte delle scene grazie ad un linguaggio davvero moderno e quasi cinematografico. E poi c’è quel sorriso costante, l’ironia intelligente e sottile che ogni pagina trasuda, dalla prima all’ultima riga, che rende la lettura una rapida corsa sino al realistico, triste e piuttosto beffardo epilogo.

Partiamo dal cognome del nostro protagonista, quasi una profezia o un’ironia del destino: Augusto Vanghetta è un omino basso, tozzo, brutto e sprovvisto di mente brillante. L’uomo gode da sempre di una gran fortuna che lo porta prima a diventare magistrato, poi a sposare una splendida fanciulla orfana, quindi ad essere nominato Pretore a Cuvio, luogo appartato ma perfetto per coltivare le sue vere passioni: le donne e il teatro. Perché, nonostante madre natura non gli abbia dato un fisico da adone, gli ha fornito un insaziabile appetito (sessuale) e un’immensa curiosità verso il gentil sesso, che lo porta a corteggiare fanciulle, donne e mogli altrui.  Insomma, un uomo di oggi!

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Lo scrittore Piero Chiara

Si sa, però, che la vita ogni tanto gioca dei tiri mancini e la parabola del Vanghetta non fa altro che confermarlo: la sua (s)fortuna si chiamerà Landriani, un giovane e promettente aspirante avvocato, che svolgerà tutto il lavoro e, suo malgrado, si troverà a gestire la villa e la consorte del Pretore. Inutile negarlo, gli eventi prenderanno ben presto una piega davvero intrigante e ci dimenticheremo degli anni che separano i giorni nostri da quelli in cui venne scritto questo brillante ed attuale romanzo.

Piero Chiara ci regala una perla inattesa, presa in mano in occasione dell’uscita dell’omonimo film “Il Pretore” che si basa, appunto, su questo sagace e fine libro che, senza nulla mostrare, riesce ad essere libertino e avvincente. Grande prova di abilità narrativa che mai diviene prolissa e che consigliamo a tutti. La volgarità non riesce mai a farsi strada e i segni del tempo si sentono solo nelle battute finali, dove s’accenna a professioni e situazioni che oramai sono solo un lontano ricordo. Per il resto, un nativo digitale potrebbe venir tratto in inganno, mentre i più grandicelli se la godranno come non sempre accade leggendo.

E ora siamo curiosi di vedere il film :)

Vissia Menza 

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