Dal libro al grande schermo: Il Pretore

Il Pretore è un uomo basso, tarchiato, per nulla sexy, chiassoso, assai volgare, con una moglie più giovane, tanto quieta quanto ridotta all’osso e con poca gioia di vivere in corpo. La coppia soggiorna in una bella villa a Cuvio e sono gli anni ’30. In quei luoghi prossimi al lago Maggiore l’uomo, dalle abilità forensi discutibili, trova terreno fertile per coltivare i suoi hobby: il teatro e le scappatelle.

Forte della sua posizione, Augusto Vanghetta, il protagonista, conduce una vita vuota e dissoluta, alimenta i pettegolezzi col suo comportamento sfacciato e moralmente riprovevole, e perde tempo dietro una commedia teatrale con trama autobiografica e messa in scena discutibile. L’arrivo del giovane aiutante, l’avvocato Landriani, gli permetterà di concedersi ancora più libertà: sgravato del lavoro in Pretura e degli impegni coniugali, il Pretore si sentirà invincibile sino al giorno in cui il destino gli riserverà qualche amara sorpresa.

Mattia Zàccaro-Garau, Francesco Pannofino e Sarah Maestri in una scena del film

“Il Pretore” è il titolo del nuovo film di Giulio Base ed è tratto da “Il Pretore di Cuvio” di Piero Chiara, testo che sino a oggi non era mai stato portato sullo schermo. E’ una solare luinese, Sarah Maestri, a far rivivere il romanzo girando proprio sulle sponde del Lago Maggiore durante la ricorrenza del centenario dalla nascita dell’autore. Grazie a molta determinazione e un po’ di fortuna, l’attrice e produttrice ha così visto realizzarsi un sogno di vecchia data.

E proprio in occasione della 12° edizione del B.A. Film Festival (quale cornice poteva essere migliore?), “Il Pretore” è stato presentato in anteprima a Varese e a Luino per poi approdare questo weekend nei cinema di tutta la penisola. Ad ascoltare il regista, il cast e i produttori, l’entusiasmo è palpabile e la soddisfazione è molta. Dispiace quindi che, alla prima, le sensazioni fossero contrastanti.

Francesco Pannofino in una scena del film

Il protagonista ha il volto di Francesco Pannofino, un uomo con un dono immenso, quella voce intensa che nell’immaginario collettivo è la versione italiana di George Clooney, e con il perfetto physique du rôle, non ero  quindi pronta ad un Vanghetta che ricordasse René Ferretti in panni anni ’30. Molto invadente, rumoroso, sguaiato, sopra le righe, borioso, questo Pretore sfida il prossimo e alla fine pare quasi cavarsela. La povera Evelina, invece, se la deve vedere con un Landriani apparentemente innocente che ben presto si trasforma in un fetente più subdolo del consorte. E per tutto il tempo, si percepisce una recitazione quasi caricaturale.

Consiglio, quindi, la pellicola a chi abbia voglia di rivedere i luoghi della propria infanzia o, in generale, quella sponda del Lago Maggiore (per una volta il set non era la riproduzione in terra straniera di scorci del nostro Paese); a coloro che amano i film Tv in costume; a quelli alla ricerca di una pausa leggera leggera; e – ovviamente – a tutti i fan del cast. Per contro, suggerirei di riflettere in caso di lettura recente del libro, di amore sconfinato per il testo e, soprattutto, se dotati di una fervida immaginazione che avesse già creato una versione cinematografica nelle vostre testoline :)

Vissia Menza

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