Ne “La fine del mondo e il paese delle meraviglie”, uno dei due protagonisti è segregato in una biblioteca pubblica in qualità di “Lettore dei sogni”, e in questo contesto si trova costretto a leggere il contenuto dei crani degli unicorni che popolano i parchi della città misteriosa in cui è ambientato il 50% del romanzo.
“Bevvi un altro whisky. Il cranio dunque era appartenuto a un unicorno. Era la spiegazione più pratica, decisi. Altrimenti non c’era modo di avanzare. Avevo in mano il cranio di un unicorno. Roba da matti, mi dissi. Perché certe assurdità capitavano sempre a me?”
Murakami dedica a questo animale mitologico alcune pagine bellissime (glielo diamo ‘sto premio Nobel prima o poi, si?). E se lo scrittore giappopnese è stato soltanto l’ultimo in termini di tempo ad appassionarsi a questa creatura, giungendo a tracciarne una differente interpretazione simbolica fra Oriente ed Occidente, è merito della British Library se – nel 2012 – il mezzo-cavallo-mezza-capra-con-un-corno-in-fronte sia stato protagonista di una querelle durata una mattinata ma rimasta nella storia.
Il 1° aprile del 2012, infatti, la British Library comunica al globo che le ricerche del professor Brian Trump, illustre esponente del British Medieval Cookbook Project, erano finalmente giunte a termine: dopo anni di tentativi e di indagini bibliografiche, era stato infatti ritrovato un tomo dal valore inestimabile: si trattava di un volume scritto da Geoffrey Fule, cuoco di Philippa of Hainault, regina di Inghilterra dal 1328 al 1369.
Il libro, prezioso reperto destinato a imprimere una svolta agli studi culinari del Medioevo, offriva una visione del tutto “dall’interno” della gastronomia trecentesca e risultava arricchito da splendide miniature di cui forniamo immediatamente un esempio:
Come avete avuto modo di osservare, il nostro inglesissimo Artusi-ante-litteram forniva una dimostrazione illustrata di come si potesse cucinare alla carbonella un magnifico unicorno. Non pago di aver suscitato l’acquolina nelle nostre bocche, e conscio evidentemente con qualche secolo di anticipo rispetto a Masterchef dell’importanza dell’impiattamento, ci dimostrava anche quale fosse una buona possibilità di presentazione del cranio del nostro amico unicornuto, graziosamente accompagnato a tavola da una cortigiana col volto atterrito, attenta probabilmente a non inciampare e a non trasformare l’arrivo della portata in un nobilissimo omicidio:
La sezione dedicata alle ricette con l’Unicorno si chiudeva con la miniatura che segue, esempio evidente di quanto la saggezza popolare sappia trionfare e sia sempre foriera di considerazioni valide ad ogni latitudine: chi di noi non ha mai sentito esclamare “Dell’unicorno non si butta via niente”?
Come evidente dalla data di pubblicazione della notizia, si trattava naturalmente di un pesce d’aprile. Che vi piaccia o meno il sottilissimo umorismo inglese, dovrete ammettere che si trattò di una bella trovata.
Alfonso d’Agostino
Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.
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