Si può scrivere un romanzo storico privo di forzature che risponda a tutte le caratteristiche tipiche del thriller senza prendere necessariamente ad esempio Dan Brown e la pletora di imitatori che inondano il mercato editoriale con trame fotocopiate e tendenti all’esoterico-andante?
Si, si può, e ce lo dimostra Gianluca Soletti con il suo “Suonerò la tua morte“, intrigante romanzo ambientato nella (splendida) Saluzzo del 1789, in un contesto storico e sociale che pare anticipare i moti rivoluzionari francesi.
Da avido appassionato della letteratura di genere, ho sempre considerato particolarmente rilevanti tre aspetti che concorrono alla definizione di “ottimo thriller”.
In prima posizione, naturalmente, la trama, e Soletti non tradisce le aspettative: la storia di un nobile dall’aspetto piuttosto ripugnante ed una frustrante mancanza di talento musicale che scopre come gli omicidi da lui commessi gli consentano di scrivere note e suonare melodie geniali cattura il lettore e lo mantiene avvinghiato alle pagine fino alle ultime righe.
Una buona trama non sarebbe sufficiente se il romanzo denotasse una mancanza di ritmo (ed in questo caso il sottofondo musicale del libro aiuta nella metafora): “Suonerò la tua morte” è perfettamente cadenzato, gli eventi si sviluppano con quella giusta media fra azione e riflessione che tanto giova allo sviluppo della storia.
Infine, una componente essenziale è quella dei personaggi, ed è qui che Soletti ci regala il suo meglio. A partire dall’assassino e fino alla bella ed inquietante Maddalena, passando dal sergente indagatore, ogni protagonista ha una caratterizzazione azzeccata, impreziosita dalla presenza “occhieggiante” di personaggi storici che arricchiscono il contesto e divertono il lettore (imperdibile la comparsata di un infante Silvio Pellico!).
Un plauso a Soletti per questa sua “sonata”, ottimamente orchestrata e a più voci, capace di inchiodare il lettore alla sua narrazione con stile ed una giusta miscela di vicende storiche, cultura e purissimo intrattenimento.
Alfonso d’Agostino
Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.