Titolo del Film: La mossa del Pinguino
Sottotitolo (vero): un improbabile manipolo di eroi
Sottotitolo (nostro): prima o poi ci casco… e in questo caso a scivolare nella trappola è il nostro Claudio Amendola che, dopo anni di successi su grande e piccolo schermo, decide di cimentarsi con lei, l’amata e temuta macchina da presa. Per sentirsi a suo agio, gira nella sua città, Roma, luogo in cui ambienta una storia tutta italiana, popolata di gente normale alle prese con la faticosa quotidianità ai tempi della crisi e con l’annosa sindrome di Peter Pan che spesso assilla il sesso forte.
Il sogno di Amendola si avvera, da ieri la pellicola è al cinema; il sogno di Bruno (Edoardo Leo protagonista e co-sceneggiatore) e dei suoi amici (Ricky Memphis, Ennio Fantastichini, Antonello Fassari) di portare a termine l’ennesima follia, pure; il sogno di noi in sala, di vedere una commedia italiana nuovamente divertente (dopo il frizzante e inatteso “Smetto quando voglio”) e di poter scrivere con entusiasmo, dando la spinta giusta all’ennesimo neo-regista, un po’ meno.
La storia è semplice e di facile immedesimazione: Bruno è un precario con moglie e figlio a carico, vive facendo i lavori più disparati (dalle pulizie nei musei al parcheggiatore) e, per evadere da una realtà evidentemente frustrante, si tuffa in progetti folli come decidere di partecipare alle olimpiadi invernali con una sua squadra di… curling! Sport poco conosciuto nel nostro paese a cui l’uomo si aggrappa per dare una svolta alla sua esistenza. L’amico d’infanzia Salvatore (Ricky Memphis) non riesce a dirgli di no e da qui prende il via un’avventura che farà crescere tutti e soprattutto che li farà scontrare con la realtà.
“La mossa del Pinguino” non è una vera commedia e neppure un vero melodramma, forse voleva essere una dramedy, di sicuro ha cercato di non sbilanciarsi, ma alla fine ha indugiato troppo e noi siamo rimasti in attesa che accadesse qualcosa, che qualcuno decidesse da che parte andare, ma alla fine nulla è avvenuto. E così, ogni minuto è sembrato eterno e abbiamo sofferto perché, oltre ad un’opera piuttosto scontata e senza vita, abbiamo sentito solo una nenia che ben conosciamo.
Mettere nel piatto sogni, speranze, amicizia, famiglia, dolori, malattia e paure, non basta. La commedia amara all’italiana è stata presa a riferimento anche troppo, mostrare la triste realtà e aggrapparsi ai sogni non serve. Avere un cast ricco di caratteristi, in cui ogni personaggio ha una sua identità e un esorcismo da compiere, non ha fatto il miracolo. Nessuno spicca per brio o performance, apprezziamo l’assenza di macchiette, ma le scene appaiono ripetitive e trascinate. L’intreccio è blando e la curiosità non è mai stimolata, quindi il rischio d’improvviso colpo di sonno è sempre in agguato. La sensazione è che molte speranze fossero riposte proprio in quel gruppo di attori che sappiamo essere in grado di regalarci personaggi da amare o odiare, ma qualcosa non ha funzionato. Peccato, perché i nomi nei titoli di testa ci avevano fatto ben sperare…
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”