Algeria 1957, una madre orgogliosa annuncia alle amiche che il figlio di appena 21 anni ė stato preso come assistente del grande couturier Dior, lo stilista che veste l’alta società europea. Yves ė il protetto, il primo designer delle famosa casa di moda parigina, ed ė bello, raffinato, attento ad ogni minimo dettaglio, luce o riverbero. Il suo talento ė spaventoso al punto che il giorno in cui muore improvvisamente il maestro e mentore Christian Dior, il giovane si ritrova direttore creativo di uno dei simboli dell’eleganza mondiale.
L’idillio s’interrompe negli anni ’60 quando esplode la polveriera-Algeria: proprio quando il giovane sta spiccando il volo verso l’olimpo della moda, viene chiamato alle armi e, come immaginabile, ciò gli provoca un colossale crollo psicologico. Dal lusso allo squallore di una “cella” di ospedale da cui uscirà toccato (ma sano) e ancora più estroso e innovativo di prima, grazie ad un amico fidato, ad un favoloso amante, al miglior compagno di vita che ognuno di noi vorrebbe avere al proprio fianco. Pierre Bergé era il suo nome, colui che da quando conobbe lo stilista, non lo lasciò mai, fu un vero angelo custode.
Yves Saint Laurent si presenta come una biografia romanzata, ė il racconto della nascita di un talento che ha segnato per sempre il mondo dell’eleganza. Non ė un documentario ne una docu-fiction, bensì un prodotto raffinato, un film delicato dalla fotografia magica, che ci fa ripercorrere la storia di una casa di moda e ritrae un’epoca, passando per quegli anni ’60 e ’70 di grande fermento culturale, di crescita economica, di infinite possibilità soprattutto in una metropoli come Parigi.
I protagonisti sono impersonati, due attori magnifici, al punto da farci dimenticare stiano solo recitato una parte loro assegnata. L’académie française ė nota per donare enormi talenti alla scena teatrale e non solo, e qui non si smentisce: Guillaume Gallienne, il trasformista e toccante attore apprezzato poco tempo fa in Tutto sua Madre ė stato il motivo per cui eravamo già in sala alle 9.00 del mattino e il giovanissimo (ha solo 21 anni!) Pierre Niney/Yves ė stata una di quelle sorprese che rimarranno impresse nella memoria a lungo.
Il regista in nessun momento ė pretenzioso o sopra le righe, mantiene sempre un dolce equilibrio, che non scivola mai nel volgare anche quando sopravviene la libertà sessuale. Il suo film ė godibilissimo soprattutto per coloro che amano il bello e sognano un giorno di poter indossare capolavori di alta sartoria, e saprà soddisfare anche quei curiosi, come la sottoscritta, che si recheranno in sala per scoprire qualcosa in più sull’uomo il cui nome ė divenuto eterno simbolo di lusso e bellezza.
Promosso: i due protagonisti sono très charmant!
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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