Berlinale 2014 – Kumiko, the treasure hunter

Kumiko ė giovane, per lo meno per i nostri standard europei, lavora come assistente di direzione in una grande azienda di Tokyo, ė sola, traballa sulla soglia di povertà ed ė introversa. Non ha amici, a parte un coniglio che nutre a noodles, e trascorre il tempo libero guardando compulsivamente il film Fargo, nella malsana convinzione che la scritta di apertura sia garanzia di veridicità delle immagini.

Convinta di essere predestinata a ritrovare un tesoro, il giorno in cui viene sopraffatta dalle frustrazioni, decide di inseguire il suo sogno e vola dal Giappone sino al gelido Minnesota, dove segue con determinazione la mappa ha ha ricamato su un tovagliolo. Il suo sarà il viaggio di una vita, il nostro invece durerà un’abbondante ora durante la quale soffriremo, increduli difronte a barriere culturali, incomprensioni e stoltezza. La ragazza a tratti, infatti, ci fa tenerezza, in altri ci viene voglia di darle due schiaffi (per svegliarla dal torpore che pare avvolgerla) e in altri ancora la situazione ė troppo agghiacciante per essere commentata.

Rinko Kikuchi in una scena del film” Kumiko, the treasure hunter” di David Zellner

Il film evidenzia le conseguenze della solitudine, la forza trainante dei sogni e il potere di persuasione delle convinzioni. Il regista, nonostante quello che si possa credere, ė americano: David Zellner nasce in Colorado e vive e lavora in Texas. “Kumiko, The Treasure Hunter” ė in Forum, sezione dedicata a forme artistiche che abbattono le barriere convenzionali del lungometraggio di finzione, e convince i più, nonostante una lentezza di fondo che non incontra il nostro gusto.

Oltre ad una protagonista, che ha saputo trascinarci in un cammino verso la cittadina di Fargo e che ci sarebbe piaciuto incontrare, merita una riga di encomio pure la fotografia che ė di una tale cura da riuscire a farci provare tristezza profonda, brividi di freddo sempre più frequenti e, ad un certo punto, addirittura l’umido dentro le ossa cosa che, nelle affollate sale della Berlinale, ė impensabile.

Rinko Kikuchi in una scena del film “Kumiko, the Treasure Hunter” di David Zellner

“Kumiko, The Treasure Hunter” ė un piccolo film, ma molto accurato con una interprete che ci confonde con la sua fragilità e determinazione, a tratti sembra tutto molto reale e simile a situazioni già viste e/ o vissute. La pellicola dura poco meno di due ore e sono previsti ancora molti passaggi. Se doveste incontrarlo nel vostro cammino, dategli una possibilità, pottebbe stupirvi soprattutto il secondo tempo, molto ma molto reale!

Vissia Menza

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