6 febbraio, Wes Anderson, il gran cerimoniere ė a Berlino per aprire le porte del suo The Grand Budapest Hotel agli spettatori di tutto il mondo. L’eclettico regista ci porta nell’Ungheria ricca, quella degli antichi fasti dell’inizio del secolo scorso (!), saliamo in cima a una montagna con una funicolare per ristorarci in un luogo termale dai panorami incontaminati, sotto molti aspetti fuori dal mondo e senza tempo, in cui si rifugiano ricchi annoiati o decaduti.
Questo ė il racconto di uno scrittore che ricorda una confidenza di gioventù, quando alla ricerca di sollievo, si era concesso una fuga in un decadente albergo le cui pareti celavano ricordi centenari che attendevano solo che un narratore trovasse l’interlocutore giusto per passare il testimone. In poche battute torniamo indietro di tre generazioni sino ai giorni in cui il luogo era diretto con precisione e attenzioni principesche da Monsieur Gustave H., un uomo che sapeva assecondare e prevedere i desideri degli ospiti, in particolar modo di dame attanagliate dalle primavere sulle spalle e di chioma bionda corredate (per lo meno in gioventù).
Anderson ci racconta una nuova frizzante favola nel suo stile colorato, ironico, grottesco, portandoci in quel mondo fuori tempo che tanto ama. La sua precisione e attenzione al dettaglio rende la visione di quest’opera un’intensa esperienza visiva che appaga coloro alla ricerca del raffinato e inconsueto. Con l’illusione di veder rivivere le foto dei bisnonni, seguiamo l’avventurosa impresa che portò l’amato concierge a passare il testimone a Zero Moustafa, un giovanotto senza famigliari che si disegna ogni mattina i baffi per apparire più affidabile.
L’improvviso decesso di Madame D. e le sue ultime volontà inducono tutti i protagonisti della nostra storia a diventare creativi e… ad infrangere la legge! Mentre Monsieur Gustave H. finisce dietro le sbarre per un presunto omicidio, il giovane Lobby Boy s’innamora, il gorilla dell’erede insoddisfatto porta al suo capo macabri souvenir e il racconto già abbondante e bizzarro si tinge di quel tocco giallo che lo rende intrigante e irresistibile anche agli occhi di coloro che, pur riconoscendo il talento di Anderson, non impazziscono per il suo stile.
“The Grand Budapest Hotel” ė una racconto intriso di storia, colori, cultura e sottile ironia, mostra la vita di un uomo, la parabola di un hotel, gli amori che finiscono, cambiano e nascono, così come ė la buffa e curiosa storia di un furto e di una fuga rocambolesca tipica di altri tempi. Perché non scordiamo che all’epoca di nonna molte delle situazioni, degli atteggiamenti e delle imprese narrate venivano davvero messe in pratica :) Wes Anderson ė decisamente cresciuto, ha oramai un gruppo coeso di artisti, cast and crew rodati, che da sempre il meglio con apparente semplicità e, a questo giro, ci regala un GRAN bel VIAGGIO. Promosso!
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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