Anno 2028, la Terra è una polveriera: vecchi problemi, nuovi metodi per porvi rimedio; voglie d’imperialismo, nuovi modi per camuffarlo da opera di bene; l’essere umano non è cambiato e brama come sempre potere, ricchezza e notorietà. Con maggiore pace, fiducia nell’establishment e qualche distrazione per le masse, sarebbe possibile sostituire l’uomo con una macchina dedita all’ordine pubblico, alla difesa degli innocenti e a far guadagnare uno sproposito al suo creatore.
In un’epoca in cui la politica è divisa tra ammettere che i robot possano sostituire gli esseri umani nelle attività pericolose, uno dei pochi agenti di polizia non corrotti di Detroit cade in un duplice agguato, prima col compagno di pattuglia poi nel cortile di casa, dove ci rimette l’autosufficienza e un futuro normale. Il detective Murphy era un ottimo poliziotto e un amorevole padre, impossibile abbandonarlo e, pur di non perderlo, viene affidato alle cure della OmniCorp, società che lo trasforma in un super-uomo, un imbattibile super-eroe, un incorruttibile super-poliziotto. Alex è il primo RoboCop!
Benvenuti nella versione rinnovata del personaggio, portato per la prima volta sullo schermo da Paul Verhoeven nell’oramai (quasi preistorico) anno 1987. All’epoca, la pellicola era intrisa di critiche e satire alla società, e i riferimenti ai libri di Philip K. Dick erano evidenti, oggi invece, pur non mancando spunti di riflessione legati all’attualità, i dilemmi che attanagliano Alex, il nostro Robo-eroe, sono cambiati: l’uomo-macchina ora ha un’onnipresente famiglia e un’invadente coscienza in grado di bypassare anche i computer.
Il film di quest’anno si discosta dai nostro ricordi del precedente film: qui l’aspetto umano ed etico è, infatti, potato alle stelle. E, essendo un’epoca in cui si disquisisce sull’opportunità di “attacchi bellici preventivi, per diffondere la pace”, il contesto in cui si muove il “nuovo” Alex trasuda dilemmi bellico-morali. La persona non perderà mai la sua umanità, fatta d’imperfezioni e emozioni, e alla fine riuscirà grazie ai propri punti deboli a far trionfare il bene sul male.
La pellicola del regista brasiliano José Padilha, vuole essere attuale, lucida, avvincente, e un omaggio ai migliori videogame. Per riuscirci convoca un cast da brivido: Samuel L. Jackson, Gary Oldman e Michael Keaton forniscono contributi preziosi e spiccano su tutti per la loro versatilità e bravura. Peccato quindi che il film abbia un’azione sporadica e soporifera, che il sentimento sia tanto melenso da annoiare e che gli effetti speciali, accurati e equilibrati, non consumino abbastanza bossoli da distrarre lo spettatore quanto basta a non fargli notare difetti e differenze (rispetto all’originale).
“RoboCop” è un buon B-movie, ma ambisce a giocare in major league, dove ha un’alta probabilità di non superare la prova. L’assenza di vera satira, di vera battaglia e di vera fantascienza, priva il prodotto di quel guizzo senza il quale questo film, a differenza del fratello maggiore, è destinato al rapido oblio, anche qualora venisse apprezzato in sala. Bocciato.
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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