Non avevo mai versato lacrime per la morte di un attore. Ci ero arrivata vicina per River Phoenix e Brad Renfro: ma ero così arrabbiata per lo spreco di vita di quei giovani uomini stroncati quando le loro carriere erano ancora all’inizio, quando stavamo cominciando ad amarli. Stavolta ho pianto davvero.
Ero incappata nel suo nome su ibdb (Internet Broadway Data Base) pochi giorni fa, dopo aver assistito a teatro a MORTE DI UN COMMESSO VIAGGIATORE: ero curiosa di sapere quali attori l’avessero interpretato di recente ed eccolo qui, l’appena 44enne Philip Seymour Hoffman era stato nel 2012 il 63enne Willy Loman per la regia di Mike Nichols.
Nel 2003 era stato James Tyrone jr. in VIAGGIO AL TERMINE DELLA NOTTE (Long Day’s Journey Into Night) di Eugene O’Neill, e il debutto a Broadway l’aveva fatto alla grande nel 2000 come Austin in VERO WEST (True West) di Sam Shepard. Sono tutti ruoli emotivamente onerosi, ma non si è mai tirato indietro davanti a parti difficili.
Nel cinema non si è mai fatto problemi ad accettare parti laterali, dove riusciva comunque a dispiegare la sua enorme umanità; nemmeno dopo il meritato Oscar del 2005 per A SANGUE FREDDO (Capote, di Bennett Miller), quando era ormai nel novero dei grandi – o forse proprio perché dei grandi ha sempre avuto l’umiltà.
Cerimonia degli Oscar 2005, per una tragica coincidenza fra i candidati c’erano Heath Ledger e Joaquin Phoenix, fratello di River
E’ stato geniale in LA FAMIGLIA SAVAGE (The Savages-2007) di Tamara Jenkins, LE IDI DI MARZO (The Ides of March-2011) di George Clooney, THE MASTER (2012) di P.T. Anderson: ma di ogni attore abbiamo tutti i “ruoli del cuore”, e per me sono stati il triste insegnante innamorato di un’allieva in LA 25ª ORA (25th Hour/2005) di Spike Lee, lo squallido, tragico matricida involontario in ONORA IL PADRE E LA MADRE (Before the Devil Knows you’re Dead-2007) di Sidney Lumet e l’ambiguo Padre Flynn in IL DUBBIO (Doubt-2008) di John Patrick Shanley.
Ha sempre gestito al meglio la sua ingombrante fisicità e la sua voce da ex-fumatore sia nelle parti drammatiche in cui eccelleva sia nei pochi, e perciò ancor più indimenticabili, ruoli comici o grotteschi. In HOLLYWOOD, VERMONT (State and Main-2000) di David Mamet è un giovane scrittore imbranato alla prima sceneggiatura, che non riesce a riscrivere il copione perché si è perso la macchina da scrivere. In LA GUERRA DI CHARLIE WILSON (Charlie Wilson’s War-2007) di Mike Nichols è il maneggione Gust Avrakotos, uno dei più improbabili (anche se storicamente reale) agenti della Cia della storia del cinema. In I LOVE RADIO ROCK (The Boat that Rocked-2009) di Richard Curtis è il debordante capo della banda di pazzoidi dj della prima radio privata inglese, con sede in una nave attraccata al largo della costa.
Perciò ora voglio ricordarlo così, con un sorriso, questo “amico fragile” che ci ha lasciato troppo presto. Ciao Philip, ci mancherai.
Casalinga per nulla disperata, ne approfitta per guardare, ascoltare, leggere, assaggiare, annusare, immergersi, partecipare, condividere. A volte lunatica, di gusti certo non facili, spesso bizzarri, quando si appassiona a qualcosa non la molla più.
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