C’era una volta Sebastien, un orfanello che viveva in un paesino sui monti al confine tra Francia e Svizzera. Era il 1943, c’era la guerra, sui crinali si aggirava un misterioso “mostro” che ammazzava le pecore, ma la curiosità (e gli istinti) del bambino lo condusse sempre più in alto e sempre più vicino alla verità, premiandolo con una meravigliosa avventura.
C’era una volta Belle, uno splendido cane, un Pastore dei Pirenei, un vero gigante, con un tale irresistibile ammasso di pelo da far impazzire grandi e piccini, che dopo essere stata maltrattata evitava gli esseri umani. Belle era il perfetto capro espiatorio su cui riversare la responsabilità delle misteriose uccisioni di bestiame e solo l’incontro con il piccolo Sebastien la salverà.
C’era una volta una serie TV, e c’era una volta un cartone animato giapponese, che riuscì ad appassionare una generazione di bambini, la mia! Oggi c’è un film, “Belle & Sebastien”, che riprende quella storia di amicizia, amore per gli altri, per la natura e per gli animali, in grado di farci superare l’amara cornice – qui data dalla presenza di fastidiosi tedeschi in uniforme che richiamano alla memoria aneddoti di famiglia – grazie al tono dolce e una morale senza tempo.
In Francia sta spopolando, in Italia, alla proiezione i piccoli ospiti erano rapiti, tifavano e sospiravano, erano assorbiti dalle immagini e ammaliati da quell’enorme cane che si fa oggettivamente amare sin dall’entrata in scena. Gli animali e i sentimenti sinceri fanno, infatti, facilmente superare alcuni passaggi che ci sembrano (a questo punto direi solo a noi adulti) di forte impatto, soprattutto stante il significato alle loro spalle. Conferma che oramai abbiamo perso la genuinità fanciullesca e tendiamo a concentrarci sul vissuto.
Cresciuti, infatti, ascoltando i racconti della Guerra Mondiale, se non addirittura con difronte i segni incisi sui corpi dei nostri nonni (e genitori in alcuni casi), se avessimo dovuto scommettere sul successo di questo film, avremmo clamorosamente perso. La grande amicizia tra il bambino sfortunato e il cane maltrattato, all’ombra degli orrori della guerra, è appassionante.
I nonni non ci sono più e con loro se ne va quell’alea di normalità che ruotava attorno ad immagini e frasi sugli anni ’40. E, forse, l’assenza di questa zavorra è il motivo per cui i nati nel nuovo millennio, non se ne crucciano e vedono solo il lato sentimentale del racconto.
“Belle e Sebastien” ci porta su incontaminati alpeggi, elogia le gesta eroiche di tutti, sottolinea la stoltezza degli uomini, le loro paure e i loro pregiudizi. L’amore per la natura è esaltato da magnifiche inquadrature, con un’attenzione particolare alla luce (che ci ricorda gli avventurosi trascorsi in terre selvagge del regista), e tutto è avvolto da una poetica atmosfera.
Il film forse non è per i piccolissimi ma, nonostante il tempo passato da quando l’opera di Cècile Aubry vide i natali, la storia ancora appassiona i bambini, come se il tempo si fosse fermato… che meraviglia il potere delle favole!
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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