Julie Delpy firma la sceneggiatura e la regia del sequel di “2 Giorni a Parigi” (2007) e per l’occasione si trasferisce nel nuovo mondo, nella città più unica e irripetibile d’America, New York City, entra in un bell’appartamento da intellettuali progressisti, in cui la padrona di casa è una fotografa emergente, e da il via ad un film in cui europei e americani sono alle prese con differenze culturali, barriere linguistiche, luoghi comuni e preconcetti.
L’attrice, sceneggiatrice e regista, probabilmente attingendo al proprio vissuto, ben tratteggia la storia di Marion, parigina emigrata oltre oceano che, mentre insegue un sogno, viene sedotta da Jack, quindi abbandonata, e ri-sedotta (ma non abbandonata, anche se a fatica) da Mingus che, nonostante le evidenti differenze, supera brillantemente le numerose prove (di coraggio e sopportazione) che gli vengono imposte dalla di lei famiglia invadente, curiosa e rumorosa.
Lui è Chris Rock, lei è la Delpy stessa, insieme fronteggiano l’invasione “barbarica” di un parentado che annovera il vero padre della Delpy (!). I due, prima la prenderanno con filosofia, poi si scontreranno, alla fine faranno i conti con i propri problemi. Un film che sa essere divertente, colorato, ritmato, intelligente nelle situazioni e nei dialoghi e, da europea che ha vissuto a NYC, garantisco sia accurato nella scelta e nella descrizione dei punti della discordia.
La regista è sempre più determinata, il suo stile è oramai inconfondibile, il suo spirito di osservazione del genere umano è notevole e la sua abilità di scrivere potenti, solidissimi e acuti dialoghi, è un suo segno distintivo che la rende riconoscibile tra i tanti colleghi. Ammetto che “2 Giorni a New York” sulle prime mi avesse riportato alla memoria la trilogia Before diretta da Linklater (e scritta e interpretata dalla stessa Delpy). Anche qui son presenti ricercati dialoghi, il ritmo è serrato senza togliere mai il fiato, e la profonda analisi dei rapporti di coppia avviene mostrando come una conversazione che prenda una brutta piega possa rendere l’irreparabile possibile, però il film riesce comunque a vivere di vita propria e ci trascina nella sua rete, fatta di situazioni tristemente reali, alcune volte grottesche e a tratti divertentissime.
Oltre a dedicarsi alla famiglia (allargata), all’anima gemella e alla figura paterna, altro caposaldo dell’opera è l’essere umano e quanto riesca facilmente a dare il peggio di sé: tutti i protagonisti prima o poi mostrano il proprio lato oscuro e si sentono giustificati a farlo. Noi, che siamo esterni, rimaniamo colpiti da tutte quelle frasi, soprattutto quelle più egoiste, che almeno una volta nella vita abbiamo pronunciato/ pensato. E quando tutti discutono, parteggiamo per chi ci assomiglia di più, perché –di nuovo- ci sentiamo partecipi e vorremmo essere dentro l’appartamento con Marion e Mingus.
“2 Giorni a New York” è un film dall’ironia sottile, è una storia fine e attenta, è un’opera per amanti dell’oratoria. Non sarà una pellicola pioniera di uno stile, ma arricchisce un genere che non è sovraffollato e soprattutto che richiede un cast sopra le righe. Promosso a pieni voi con menzione speciale per l’ansia crescente di Mingus/ Chris Rock!
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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