Un boss sta per arrivare nel salotto della dolce, sorridente e organizzatissima Cristina, moglie adorante di Michele, pubblicitario in ascesa nella locale Immobiliare Manetti, e madre premurosa di Fortuna e Vittorio. Cristina vive in Trentino, in una bella casetta di legno, stile baita, fa jogging con la famiglia, è sempre presente alle recite dei figli, è positiva e di supporto a tutti, senza mai farsi assalire dall’isteria.
Questo idillio è messo a dura prova il giorno in cui Cristina viene convocata in Questura per una misteriosa richiesta. Una sorpresa è, infatti, lì ad attenderla e in un soffio porterà i timori, la vergogna e una serie interminabile d’imprevisti nella sua vita. Il fratello Ciro, sotto processo per associazione a delinquere di stampo mafioso, ha indicato, come luogo in cui trascorrere l’attesa della sentenza, la casa della sorella con cui non aveva più rapporti da 15 anni.
Cristina (Paola Cortellesi) dovrà spiegare al marito (Luca Argentero) e ai figli di avere un fratello ancora vivo e il motivo della sua “visita”, e farà di tutto per evitare che il resto della comunità si accorga di lui. Ciro è, infatti, la quinta essenza della rozzezza e della meridionalità stereotipata, ma ha un cuore così caldo da riuscire a rianimare quello oramai gelido della sorella. Insomma, sin dalle prime battute, tutto appare come da copione e a noi non rimane altro che sperare che il buon cast sia fonte di brio e che la sceneggiatura sia spumeggiante con colpi/ uscite di scena a raffica. Poco dopo l’arrivo di zio Ciro (Rocco Papaleo), dobbiamo invece ricrederci.
Le gag che riescono a strapparci un sorriso sono trascinate e riempitive, le sorprese mancano e il retrogusto amaro si fa vivo per l’ennesima volta. Il vecchio (e per noi noioso) marchio di fabbrica della commedia all’italiana in questo film non viene dimenticato, probabilmente credendo che ciò che ci ha contraddistinti in passato sia un valido destriero in grado di regalarci notorietà e successi ancora oggi. Personalmente, credo sia giunto il momento di aprire le finestre e cambiare l’aria: c’è troppa polvere e si sente odore chiuso…
Che Papaleo abbia la faccia simpatica e i tempi comici, è indiscutibile; che la Cortellesi qui sia fastidiosamente impostata e verosimilmente fragile, è impossibile da negare; e che Argentero sia goffo, illuso e perfettamente calato nella parte del perdente, è un dato di fatto. Bravi tutti, ma il tempo scorre seguendo una trama prevedibile che spegne ogni nuova fiammella cerchi di illuminare la scena.
Peccato….
Siccome, però, il film si lascia vedere, non è volgare e, tra quelli in uscita a Capodanno, è l’unico adatto a variegate e variopinte masse alla ricerca delle ultime risate scacciapensieri, prima del rientro in ufficio, a fatica, diamo una seppur scarsa sufficienza a “Un boss in salotto”, confidando però non sia previsto un sequel.
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”