E’ noto come i crimini rivolti verso i bambini siano quelli che, oltre a turbare maggiormente l’opinione pubblica, scatenino le forze dell’ordine in un impegno massiccio. Non può che accadere in misura ancora maggiore quando a condurre le indagini è il Commissariato di Pizzofalcone, già teatro del precedente romanzo di Maurizio De Giovanni: i personaggi descritti sono profondamente umani, esposti come sono ai dubbi, alla fatica, alle speranze ed alla necessità di risollevare la nomea della loro caserma.
I poliziotti comandati dal commissario Palma, elementi “espulsi” dalle loro appartenenze di origine perchè problematici, dovranno indagare sulla scomparsa di un bambino di dieci anni, nipote di un facoltoso imprenditore della zona. E fra dialoghi perfetti, una scrittura efficace ed evocativa ed una trama che si sviluppa su più fronti (memorabile la caccia di Pisanelli ad un serial killer che insegue soltanto lui), De Giovanni convince pienamente ancora una volta. Mi spingerò ad affermare qualcosa di più: alcuni dei capitoli scritti sono un vero e proprio inno al genere giallo inteso come forma narrativa completa, che non si limita al tradizionale plot di delitti ed indagini ma indaga a fondo nella società e lo fa con pagine che hanno una dignità narrativa altissima.
Aggiungo – e poi mi placo per non essere accusato di agiografia – che in romanzi come quello che ho avuto la fortuna di terminare da poco risiede una perfetta sintesi delle caratteristiche della “scuola italiana” di genere che sarebbe bene non scordare mai, all’inseguimento magari di qualche thriller nordico spinto dai glaciali venti del post-Larsson: la caratterizzazione dei personaggi, le sfumature per le quali nessuno è al 100% buono o cattivo, un certo sguardo sul mondo che stiamo vivendo ed una generosa capacità di bella scrittura sono elementi che ritroviamo spesso nei gialli venati di tricolore, e che meriterebbero maggior fortuna in patria e all’estero.
Bravo Maurizio, davvero. E davvero grazie anche per non aver ceduto alla tentazione di una storia puramente seriale, ma di averla condita con efficaci realismi tutti nostri.
Scarica qui un estratto del romanzo
Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.
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