Sto per raccontarvi una di quelle cose che vi torneranno alla mente più o meno una volta al mese, sappiatelo. Quindi, se avete le cellule celebrali al limite della capienza interrompete pure la lettura; in caso contrario, ecco a voi la storia della lampadina più longeva del mondo.
Correva l’anno 1901, il globo non aveva ancora conosciuto l’orrore delle due guerre totali, non si era mai giocato un campionato mondiale di calcio e persino le Olimpiadi moderne erano roba di cinque anni prima. A Livermore, in California, un pompiere avvita una lampadina nella locale stazione dei vigili del fuoco: non sarà un gesto che può sembrare epocale, ma teniamo in considerazione che l’illuminazione elettrica era nata relativamente da poco. Il pompiere scende dalla scala soddisfatto del suo lavoro e, con ogni probabilità, va a raccontarlo agli amici. O almeno, a me piace immaginarla così, con il fireman che si toglie il casco, si siede davanti a una bistecca alta due dita e dopo essersi pulito i baffi dalla schiuma della birra esclama ai suoi friends che lo guardano stupiti: “Ragazzuoli, ho appena installato una lampadina”. Grandi applausi e pacche sulla schiena.
Adesso però spostiamo lo sguardo sulla vera protagonista della vicenda: lei – come nelle peggiori barzellette potremmo chiamarla Dina Lampa – é stata progettata da Adolphe Chaillet e prodotta dalla Shelby Electric Company. Come dite? Mai sentito nominare la Shelby? Non stento a crederlo: che futuro può mai avere una azienda che produce un prodotto destinato VERAMENTE a durare più di cento anni, senza mai guastarsi e senza richiedere dunque l’acquisto di un sostituto?
Eh già, perché a 112 anni di distanza Dina Lampa é ancora lì che risplende, e siccome gli americani in queste cose ci sanno fare, hanno pure piazzato una webcam che la inquadra giorno e notte.
Quando incappo in queste storie qui la fantasia galoppa: senza alcun dubbio c’è qualcosa di poetico in un piccolo bulbo di vetro che ha illuminato – senza scomporsi neppure un po’ – i tempi delle trincee fangose sul Carso, quelli delle bombe di Hiroshima e Nagasaki, la Crisi dei Missili, il primo uomo sulla Luna, il Sessantotto, l’assassinio di John Lennon, Pelè, gli americani che si incastrano in Vietnam ed i russi che si schiantano sull’Afganistan, Mennea che rimonta nella finale olimpica di Mosca, la caduta del Muro di Berlino, il nuovo terrorismo, il gol di Ciullo in Lucchese-Triestina 3-3. E lei serena, ad illuminare il piccolo angolo di mondo che le era stato assegnato.
E poi, quando mi si fulmina una lampadina e ripenso a questa storia, non posso fare a meno di immaginare qualcuno che nel 1901, con il giornale in mano, avrà guardato la moglie dicendo:
“Cara, forse é meglio comprare queste lampadine nuove”
“Scherzi? Costano più del doppio delle nostre!”
“Si ma qui dice che dureranno cent’anni”
“Siamo solo all’inizio del secolo e già credi alla pubblicità???”
Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.