Recensione romanzo Baciarsi a Manhattan di David Schickler

Per fortuna a volte capita.

Può succedere mentre sei in libreria alla ricerca di qualcosa da mettere sotto gli occhi. O può accadere perchè uno di cui ti fidi te ne ha detto un gran bene. O può avvenire perchè stai mettendo insieme due (sterminate) collezioni di romanzi e nel goderti il nuovo nido ti capita tra le mani un piccolo capolavoro della letteratura contemporanea.

Ecco, “Baciarsi a Manhattan” è un gran, gran, gran libro.

David Schickler ha ambientato a New York una storia composta da una serie di vicende e personaggi di perec-esca memoria: la memoria della prima esperienza di lettura di “La vita istruzioni per l’uso” rimbomba inevitabilmente nel cranio, con la differenza che la galleria di straordinari personaggi che popolano la Grande Mela non è (artisticamente) interrotta dalle descrizioni in cui il francese era maestro. Il risultato è un romanzo alla soglia della raccolta di racconti (o una racconta di raccolti alle soglie del romanzo) che mantiene incollati alle pagine ed in cui il lettore diventa collaboratore della trama. Vi sorprenderete a sorridere nel riconoscere un rimando od un oggetto comune alle storie narrate, quasi un occhiolino lanciato da uno scrittore che si è divertito tantissimo ed ha prodotto una delle mie migliori letture del 2013.

E se non bastassero una successione di personaggi meritevoli – singolarmente presi – di un intero romanzo, ci accompagnano quasi come un sottofondo musicale diversi registri linguistici, che vanno dal tragico alla pura comicità, dal dramma alla leggerezza di un refolo primaverile.

Un attore fallito nei panni di un Topo Gigante in teatro, una coppia che esegue il bagno serale come un rituale, il manager che non riesce a separare desiderio di possesso e amore, un prof. incastrato in una situazione surreale con una studentessa, e via dicendo. Serve qualcosa di più?

No, davvero no. Stra-consigliato. E anche di più.


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