Sara, la Vendicatrice

Il giorno dell’uscita del terzo volume della saga delle Vendicatrici venivo amabilmente sfottuto su Facebook: chi mi conosce (ciao Paola! Ciao Andrea) sa che non me lo sarei perso per niente al mondo, e che avrei voluto procurarmene una copia nel più breve tempo possibile.

Detto, fatto.

Come per gli altri due libri della tetralogia già editi, anche “Sara” è il prodotto della collaborazione con Marco Videtta ed è stato pubblicato per i tipi di Einaudi Stile Libero. Il romanzo va quindi a completare la visione di una delle quattro donne protagoniste della saga: di tutte, Sara è certamente la più “concreta”, quella per cui la separazione fra il pensare alla violenza subita e l’azione è più flebile. Segnata dall’aver assistito al rapimento di suo padre quando era bambina, Sara non ha mai smesso di investigare, nonostante un rapporto complicato con la madre e una carriera ben avviata in Polizia, addirittura nei NOCS. Carriera che Sara ha abbandonato per poter portare a compimento la sua vendetta, sfruttando tecniche di combattimento e lucidità guerriera apprese durante l’addestramento nei corpi speciali della nostra PS.

Ancora una volta, Carlotto e Videtta ci guidano in un romanzo che fa emergere la crisi di valori e di ideali della nostra società: l’Italia che viene affrescata è quella del denaro-facile-a-tutti-i-costi, del perbenismo di facciata, del dolore nascosto anche agli amici più cari per non tradire le proprie fragilità.

Il ritmo, come tipico della serie, è serrato ma non forsennato, trovando un equilibrio delicato che viene comunque mantenuto fino alla fine. Ovviamente vi risparmio il colpo di scena che, piuttosto inaspettato, giunge quasi al termine del volume, e che regala a questo noir un profilo di spessore più ampio. Si fatica enormemente a metterlo giù, ed è un risultato di valore se si considera che la paura di incappare in un trascinato continuum dei capitoli precedenti era reale.

Promozione, dunque, a pieni voti. Bravi voi!


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