argento vivo marco malvaldi

Ho appena terminato di leggere Argento vivo, l’ultimo romanzo di Marco Malvaldi, ed un’idea mi ha attraversato il cranio con la velocità di una Formula Uno: nessuno mi può levare dalla testa che in questo giovane chimico toscano abbiamo trovato un grande scrittore.

E attenzione, non ho scritto “ottimo giallista”, “bravo romanziere” o “autore divertente”. L’ho definito proprio grande scrittore, e se non spernacchiate troppo a lungo vi spiegherò perché.

Cominciamo col dire che “Argento vivo” non è un giallo: il lettore onnisciente tutto sa e tutto può anticipare, e ciò nonostante la tentazione di una lettura superaccelerata per vedere dove si va a parare è irresistibile.

Non basta.

Aggiungiamo allora che i personaggi sono talmente vivi e suscitano una tale empatia che sto pregando in varie lingue, alcune delle quali defunte, che la poliziotta Corinna o la memorabile accoppiata Leonardo & Letizia siano protagonisti di nuove avventure letterarie.

E ancora non basta.

Mettiamoci allora un ulteriore tassello. Malvaldi gioca con le parole in modo stupefacente, realizza composizioni lessicali che sarebbero invidiate da un cantautore, simula una semplicità di espressione che nasconde, direi sottende, una profonda cultura ed una grande intelligenza. Ed il miracolo letterario è che l’operazione funziona perfettamente, perché nel frattempo Malvaldi diverte, spinge alla risata, costringe chi vi sta di fronte in metropolitana a stringere gli occhi per cercare di indovinare il titolo che vi sta regalando un così grande buonumore.

E quasi ci siamo.

E poi, quasi a tradimento, l’autore ti piazza a tre pagine dalla fine una botta di poesia purissima. Un ragionamento fra musica e silenzio, fra pause e note che colpisce lì, un po’ sotto il collo a sinistra. E non si tratta affatto di una forzatura: tutto scorre, tutto è al giusto posto, tutto ha un senso in un equilibrio delicato e avvolgente.

Per cui si, Marco Malvaldi è un grande scrittore.