Recensione Suburra di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo

Ci sono personaggi e ambientazioni che rimangono profondamente infisse nelle menti di chi le ha generate. È il caso, e da lettori ne siamo più che entusiasti, di Giancarlo De Cataldo e dei protagonisti del suo Romanzo Criminale, inteso come mondo che include più di un libro ed una serie TV di notevole successo. Il Dandi, il Libanese, il Freddo, Spadino sono entrati nell’immaginario collettivo nazionale, la storia della Banda della Magliana è stata ulteriormente scandagliata e non possiamo che accogliere con felicità una nuova occasione di ripercorrerla narrativamente.

Evviva “Suburra”, quindi, come è intitolato richiamando un termine gergale traducibile più o meno con “plebaglia”. Ed evviva Carlo Bonini – già autore del celebratissimo e molto convincente A.C.A.B. – che ha affiancato De Cataldo in questa nuova avventura che si denota fin dalle sue prime pagine per una inedita contemporaneità.

Eh si, perchè dai burrascosi anni passati in cui si muovevano i protagonisti di Romanzo Criminale arriviamo efficacemente ai giorni nostri, con i SUV ostentati fastidiosamente, la commistione infinita fra potere locale e spietata criminalità, la suddivisione territoriale fra cosche e malavita romana che segna con il sangue i suoi confini nella metropoli capitolina. E’ una sorta di salto di qualità, se così lo possiamo definire: dall’uno per tutti e tutti per uno – faticosamente organizzato dal Libanese e teorizzato dal Freddo – ad un tutti-contro-tutti ancor più misero, in cui le spalle vanno coperte anche dai teorici alleati ed in cui i rapporti di potere sono sempre più labili e a rischio.

In questo difficile contesto, caratterizzato dalla lordura di uomini che approfittano delle loro posizioni di ipotetici servitori dello Stato per intrallazzare ed essere corrotti, si muovono alcune figure positive: Marco Malatesta, carabinieri con l’abitudine di fare di testa sua pur di pervenire ad un risultato moralmente accettabile, affiancato e protetto dal generale de Roche, curiosa figura a metà tra la tradizione d’onore dell’Arma e la modernità che il ruolo impone. E Alice Savelli, ragazza libera, idealista, incastrata in un gioco forse più grande di lei la cui purezza stempera e ingentilisce il quadro generale.

Un volume imperdibile per chi ami trame che si innestano felicemente a cavallo fra storia e finzione.


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