“Universitari” è uscito da poche ore nelle sale. “Universitari” è il nuovo film di Federico Moccia, scrittore, regista, sceneggiatore, insomma un autore poliedrico, vero figlio d’arte anche se spesso, in molti, dimenticano chi sia il suo illustre genitore, a testimonianza del fatto che questo sia uno di quei casi in cui il figlio sia riuscito ad affrancarsi dalla ingombrante presenza del padre. Buon per lui, meno per noi che a cadenza regolare rimaniamo straniti di fronte alla sua presa sulle giovani generazioni. Perché i lavori di Federico Moccia piacciono da impazzire!
Esatto, il signor Moccia, che di anni ne ha un po’ più di me, sembra essere magicamente entrato  nelle corde dei figli dei figli: gli adolescenti adorano tutto ciò che pensa, scrive, dice. Il regista è un vero idolo delle giovanissime e noi che stiamo nel mezzo non ne comprendiamo il motivo, cosa che ci fa sentire ancora più agée del solito. Però a questo giro non abbiamo voluto darci per vinti e siamo entrati in sala, anche se… niente da fare: brancoliamo ancora nel buio, pur con la certezza che questo film sarà l’ennesimo successo.

La pellicola piacerà perché: è la summa di tutti i racconti (romanzati) sentiti da “quelli più grandi”; è la versione per immagini dei reconditi sogni degli adolescenti che vedono profilarsi all’orizzonte la fatidica maggiore età; e infonde la speranza (l’illusione?) nei ragazzi che presto arriverà il loro turno di vivere intensamente una favola fatta di eccessi ed eventuali errori, tutti rimediabili.
Ma “Universitari” conquisterà anche per i suoi protagonisti: sei universitari, o meglio, tre ragazze e tre giovanottoni, ovviamente tutti diversi ma perfetta personificazione dei ragazzi che si possono incontrare ogni giorno. E, sempre come da copione, sono a loro modo tutti belli, perché incarnazione delle varie tipologie di bellezza e di studente che, di nuovo, si può (o si vorrebbe) incrociare nei corridoi di un italico ateneo. Prevedibilmente, anche la trama gioca sul sicuro rivangando il vecchio trucco di mettere sotto il medesimo tetto un variegato gruppetto di uomini e donne: il sognatore (Simone Riccioni), il casinista (Primo Reggiani), e lo studioso (Brice Martinet) per la compagine dei maschietti, una secchiona romantica (Sara Cardinaletti), una traumatizzata svampita (Maria Chiara Centorami) e una eclettica per istinto di sopravvivenza (Nadir Caselli) a rappresentanza delle femminucce, dovranno convivere, ma soprattutto conoscere ed imparare ad amare, Ah beh, eh beh…

Obiettivamente, la pellicola non fa male a nessuno, mostra solo la versione arricchita e sfavillante di una realtà, quella degli studenti fuori sede, che, per esperienza di vita vissuta, non è proprio così. Però nessun danno è fatto, è solo una fabbrica di sogni che a tempo debito comunque s’infrangeranno. Lo scopo probabilmente è proprio quello di prolungare la giovinezza, le illusioni, la permanenza nella bolla fatata di queste nuove leve cresciute trascorrendo troppo tempo davanti ad un monitor chattando su Facebook. Bacchettata invece per il confezionamento: molte le citazioni e gli omaggi, ma le battute e il taglio ricordano troppo i film per la TV. Complimenti invece per aver dato visibilità a un gruppo per lo più di esordienti nel mondo del lungometraggio distribuito nei cinema. Ora però, speriamo che qualcuno ci illumini sull’ascendente di Moccia e/o ci allieti raccontandoci aneddoti del periodo dell’università o dei primi amori adulti  :-)

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