“The Grandmaster” di Wong Kar–wai inaugura la stagione cinematografica autunnale. Dopo il successo all’ultima Berlinale, dove ha avuto il delicatissimo compito di aprire le danze della kermesse, ora è giunto il momento del confronto con il grande pubblico. La vita di Yip Man, maestro di arti marziali e mentore di Bruce Lee, la sua ascesa, i suoi amori, e in particolari modo il difficile momento in cui decise di lasciare il suo paese dilaniato dalle lotte per avere la possibilità di andare avanti, ha stregato l’audience internazionale lo scorso febbraio e ora va alla conquista del popolo del Mare Nostrum.
Agli occhi di molti non saremmo di fronte ad un vero bioptic né a un wuxiapian in senso stretto, quindi l’opera rischia di essere oggetto di critiche dai puristi del genere ma – ironicamente – proprio per questo motivo potrebbe ottenere l’approvazione di coloro che di norma faticano ad avvicinarsi al cinema del Lontano Oriente. L’unicità del racconto e le immagini conturbanti e delicate, che distraggono dalla violenza insita nelle azioni, potrebbero, infatti, ammaliare e soddisfare gli spettatori più del previsto.
Il nuovo lavoro del regista ha senza dubbio tutte le carte per stupire e superare la prova del botteghino, forte di un solido cast (capeggiato da uno splendido Tony Leung-Yip Man), di una storia affascinante e d’inquadrature talmente lontane dalla connotazione truculenta spesso caratteristica del genere da risultare poetiche, cosa di cui dobbiamo ringraziare il coreografo di arti marziali Yuen Wo Ping (quello di Matrix, per intenderci) e il direttore della fotografia, il signor Philippe Le Sourd, uomo con una filmografia sulle spalle talmente lunga e nobile da necessitare una elencazione divisa per generi (controllare per credere!).
La diffusione delle interviste a Wong Kar-wai e al protagonista, inoltre, ci forniscono un grande aiuto nel comprendere il concetto di conoscenza e della sua trasmissione da un uomo all’altro, l’importanza del kung-fu e il periodo storico particolare in cui visse il nostro eroe. L’incrollabile dignità e l’inflessibile disciplina potrebbero essere state, infatti, le migliori alleate di Yip Man, uomo nato durante una monarchia, ma cresciuto in una repubblica dalla forte influenza occidentale, non ultima con-causa dell’insorgere di forti tumulti nel paese. Trovare rifugio nell’arte del kung-fu (e nel suo codice d’onore) sono stati probabilmente la sua fortuna.
Non stupisce quindi si vociferi che “The Gradnmaster” abbia dato inizio ad una nuova era dei film di azione legati alle arti marziali: il regista ha osato fondere generi, rendere pagine di una tragica storia sontuose e d’ispirazione per le nuove generazioni e soprattutto ha reso speciale la realtà girando solo scene basate su combattimenti che non dimenticassero mai l’esistenza della gravità o di altra forza esistente in natura. Pas mal!
Voto finale di promozione a pieni voti: dolce e avvincente intrattenimento da non perdere.
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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