Recensione del film LICKS (RAPINE)

LICKS racconta la storia di D: a 17 anni ha partecipato con degli amici a una rapina a un negozio, si è preso due pallottole ed è stato l’unico ad essere arrestato. Dopo aver scontato due anni di carcere torna al suo vecchio quartiere, nel ghetto nero di West Oakland, città dai 100 omicidi l’anno e al primo posto nella triste classifica delle rapine. Nulla in quel mondo è cambiato, stessa miseria e famiglie disastrate, droga e prostituzione, papponi e homeless, e sempre e solo le armi per risolvere i conflitti fra gang. Soprattutto quella che sembra mancare è la speranza.

D ritrova la sua ex-ragazza diventata tossica e i vecchi compagni; non è facile per lui restare fuori dai guai e rischia di ricadere negli stessi errori. Ma il periodo di lontananza e il tempo trascorso gli permettono ora di vedere le cose in una nuova prospettiva. Dopo aver visto ancora degli amici morire, e altre vite perdersi nella violenza e nella droga, D si rende conto che deve fare delle scelte radicali se vuole davvero cambiare la sua vita. E d’ora in poi non sarà più D, sarà finalmente Daniel.

© MaSeDomani.com

Il regista Jonathan Singer-Vine è vissuto da sempre a Berkley, come Oakland nella Bay Area di San Francisco. Autore di corti e di video musicali, questo è il suo primo lungometraggio, di cui è anche sceneggiatore insieme a Justin “Horgry” Robinson e al co-produttore Adrian L. Burrell: 75 anni in tre.

La giovane età degli autori e l’essere vissuti a pochi passi dai luoghi delle riprese danno sicuramente al film una marcia in più quanto ad autenticità del copione. La sfida è vinta anche grazie all’utilizzo di attori debuttanti, in gran parte non professionisti, che hanno aggiunto ai dialoghi, spesso improvvisati, una ancora maggiore credibilità.

Tecnicamente impeccabile e maturo nel linguaggio cinematografico, il film offre una visione solidamente realistica della vita nel ghetto, senza giudicare né mitizzare e senza mai indulgere in stereotipi. L’ottima colonna sonora, composta da giovani rapper locali, sottolinea le immagini spesso volutamente sfuocate, i colori denaturati, il sapiente uso del ralenti in una storia che per una volta ha, almeno per il protagonista, un ottimistico, beneaugurante lieto fine.

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