Chi è Dom? Che fine ha fatto Dom? Perché è così arrabbiato Dom? L’attesa dura pochi fotogrammi, qualche minuto e abbiamo tutte le risposte: Dom Hemingway è un uomo, è in galera ed è decisamente un duro! Dopo dodici anni dietro le sbarre senza dire una parola, guadagnandosi a suon di cicatrici il rispetto, oggi Dom torna in libertà, è infine fuori all’aria aperta e può ricominciare a vivere, se solo si ricordasse come si fa!
“Dom Hemigway” è il nuovo film, presentato qui a Toronto, del regista Richard Shepard (Piccoli Delitti tra Amici, The Matador), un vero one man show di Jude Law, attore britannico che per una volta non deve camuffare il suo inconfondibile accento regalandoci una performance energica, passionale e caricaturale come non mai. Dom è sboccato, presuntuoso, incapace di assumersi responsabilità e non riesce a non alzare il gomito, è un perdente, soggetto perfetto da prendere di mira e fregare a ogni occasione. E, in effetti, la sfortuna sembra perseguitare quest’uomo anche quando armato di soli buoni propositi.
Dopo una partenza esplosiva con dialoghi (anzi monologhi) sopra le righe, farciti di frasi irriverenti e sboccate, e dopo una prima parte che introduce tutti i personaggi in modo folle, ci aspettiamo un’opera che riesca a stupirci e ci regali un paio di ore di montagne russe che culmineranno con l’ennesimo applauso infinito, invece, improvvisamente, il film si spegne. Senza apparente motivo, probabilmente per una momentanea totale amnesia dello sceneggiatore, ci ritroviamo catatonici a fissare lo schermo: il crollo verticale della pellicola ci coglie talmente di sorpresa da disorientarci e non farci percepire quanto noiosa e differente sia la seconda parte, quando la storia di un uomo che vorrebbe solo ricominciare dopo aver riscattato ciò che gli spetta, si trasformi in un girotondo fine a sé stesso fatto di pinte di birra, scazzottate e piagnistei.
La determinazione di tutti è nell’aria e ben si percepisce, il protagonista è bravo, la fotografia è irreprensibile, i costumi sono scelti con cura e la musica è di vero supporto (ogni canzone ha il ritmo e recita la frase giusta al momento giusto), ma sin dalle prime battute una sola domanda ci frulla nella testa: dove ho già visto questa scena e in quale altra opera ho già sentito questi dialoghi? E, in effetti, nel suo insieme il film ha un non so che di sballato: nonostante le migliori intenzioni, la sceneggiatura appare debole e senza direzione cosa che potrebbe comportare un fallimento dell’opera al momento del confronto con il pubblico, a meno che non siate fan di Law, nel qual caso mettetevi comodi perché la prima ora vi darà non poche soddisfazioni!
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”