copertina racconti Boh Alberto Moravia

Il mio primo Moravia.

(Non hai letto Gli indifferenti? No, non ho letto Gli indifferenti.)

“Boh” prende il titolo da uno dei racconti che compongono la raccolta: ne é protagonista una donna, come é naturale se si considera che sono addirittura trenta le storie che compongono l’antologia e che ognuna di esse ha come protagonista una figura femminile.

Le narrazioni sono interamente sviluppate in prima persona e questo semplice ma efficace trucco-dello-scrivere avvolge il lettore catturandolo pagina dopo pagina, vicenda dopo vicenda.

É una ragnatela da cui é impossibile uscire, intessuta su fili sottili di cinismo e intelligente curiosità. Inevitabile associare il titolo dell’antologia con la risposta che molto spesso gli uomini si danno del comportamento femminile: “boh”. Non me ne vogliano le amiche lettrici, ma a volte la tentazione di chiamare la NASA e cercare di convincerei che il vero universo da esplorare é quello femminile é davvero fortissima…

L’attenzione alle caratteristiche fisiche dei personaggi, spinta sino quasi ad una lombrosiana memoria, non annacqua minimamente la forza delle vicende narrate: il filo rosso che le collega é una visione del tutto “femminista” di un nuovo mondo che – al momento della scrittura – si stava affacciando ed affermando anche in Italia, polverizzando antiche abitudini e un radicato quadro sociale.

In questo contesto, l’abilità di Moravia di intercettare il cambiamento e descriverlo con colori vividi, persino disturbanti, è assolutamente stupefacente.

Un libro teso, un affresco privo di fronzoli e persino crudele in alcune sue esagerazioni, un ritratto eseguito da un pittore che coglie, pennellata dopo pennellata, il lento e continuo mutare delle cose: “Boh” è tutto questo, ed è una lettura che vale senza dubbio la pena intraprendere.