Locarno 2013 – Piazza Grande: anteprima di L’Expérience Blocher

Christoph Blocher è un leader, è un politico, è un uomo d’affari, è la persona che ha segnato la storia elvetica dagli anni ’90 ad oggi. Christoph Blocher ha una carattere forte e non si può pensare di fermarlo con facilità, è carismatico e non si da per vinto nonostante abbia sulle spalle non poche primavere, ascese e cadute perché, alla fine, è molto determinato e fa sempre e comunque notizia.

A Locarno anche quest’anno si osa e, dopo le scandalose ragazzine “umide” e l’amore di “Gabrielle”, la Piazza di ieri era tutta per il regista del film dedicato al signor Christoph Blocher: molti i curiosi sopraggiunti per vedere se a sorpresa sarebbe comparso sul palco anche il protagonista e per verificare se il documentario di Jean-Stéphane Bron fosse obiettivo, magnanimo o provocatorio, ma molti anche i sostenitori di chi ha contribuito fortemente alla creazione dell’attuale Svizzera. Insomma, la Piazza era stracolma!

© MaSeDomani.com

E questo pubblico attento è riuscito addirittura a far emozionare il regista, che si è dovuto prendere qualche secondo prima di terminare la presentazione, perché migliaia di persone che ti fissano e stanno per vagliare il tuo lavoro qualche pressione la infondono, e sappiamo che l’emozione può fare scherzi. Di sicuro, il cineasta si è esposto non poco, sin dal giorno in cui ha deciso quale fosse il soggetto del suo nuovo lavoro. E qui è d’obbligo dedicare qualche riga a una piccola analisi dell’opera per condividere alcuni attimi buffi avvenuti durante la proiezione.

Il film, infatti, s’apre con una voce fuori campo dalla timbrica profonda e quieta che, supportata da una luce livida, ci porta all’interno di un una villa isolata dalla vista superlativa, in cui un uomo solo e silente nuota in piscina. A questo punto, più di uno straniero in sala ha domandato al vicino se fossimo di fronte ad un inatteso thriller, perché – in effetti – l’atmosfera era ricca di suspense anche se gli autoctoni sul momento non comprendevano se il quesito fosse serio o ironico.

© Festival del film Locarno

Bastano poche immagini a farci comprendere che nulla è lasciato al caso, non siamo difronte all’ennesimo documentario dalla confezione ordinaria, girato da polso tremulo con una camera a mano, dove gli intervistati non hanno alcuna esperienza davanti ad un obiettivo e in cui la noia prende il sopravvento in meno di 20 minuti. Qui tutto è diverso, è accurato, attento anzi meticoloso e ricercato. Le inquadrature sono piccoli gioielli e la fotografia non ha nulla da invidiare alle grandi produzioni di lungometraggi di finzione.

Il film segue l’uomo durante la campagna dell’autunno 2011, nel mentre narra l’ascesa del politico e dell’uomo d’affari, e si chiude nel presente con la perdita di voti, seggi e fiducia, ma non senza spirito combattivo. Perché questa è la persona cruciale per la scelta di rimanere fuori dall’Unione Europea, è il medesimo personaggio travolto dalle conseguenze del caso Hildebrand ed è colui che ha saputo fare breccia nei cittadini ottenendo un tale consenso da divenire un esempio per altri gruppi europei.

Jean-Stéphane Bron ci offre un’opera lineare, educata e mai forzata che non impone un’opinione né una discussione, si limita a condividere l‘uomo come è riuscito a vederlo lui, il resto lo lascia alla sensibilità dello spettatore.

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