Il regista Lionel Baier porta in Piazza Grande una produzione parzialmente elvetica per narrare la storia di un’emittente radiofonica e dei suoi giornalisti che nel 1974 vengono inviati in Portogallo per un reportage sugli aiuti rossocrociati al paese, ma torneranno a casa con altro. Due uomini, una giovane donna, Julie (Valérie Donzelli), e un ragazzo improvvisato interprete attraversano il Portogallo sul mitico van VW. Una cartolina dei tempi andati, una narrazione calda e gentile del passato, una vera avventura a tratti rocambolesca, questo e molto altro è il film “Les Grandes Ondes (À l’Ouest)”.
Chiacchiere davanti al fuoco, campeggio selvaggio e battibecchi continui per tutta la prima parte del film, che, complice la sua brevità, lo rendono godibile e, probabilmente, facilmente dimenticabile. Dolci musiche di tempi oramai lontani fanno da sottofondo mentre il gruppo vaga e si annoia per le vie portoghesi, sino al giorno in cui scoppia la rivoluzione: quello che inizialmente era un gruppo eterogeneo diviene improvvisamente coeso al punto da decidere di disobbedire all’ordine di rientrare in patria per rimanere in mezzo ad una pagina di storia.
La pellicola non è un reportage di guerra, non è violenta e non narra gli orrori che accompagnano i momenti in cui il popolo si riscalda e combatte per la propria libertà e per la democrazia. Pur non dimenticando anche quell’aspetto, nella seconda parte la narrazione ingrana una marcia in più e con maggiori ritmo, attingendo per un attimo anche al musical e con George Gershwin in sottofondo, racconta la sua versione di quel capitolo della storia portoghese e delle scelte piuttosto drastiche dei tre cronisti che, dopo il primo gesto di disobbedienza, imboccheranno sentieri che non avrebbero immaginato.
Romanzando i fatti, il regista ha deciso di creare una commedia sugli effetti che il profumo di libertà provoca sugli uomini, stranieri compresi, non rinunciando agli equivoci e alle situazioni simpatiche.
Per i nostri protagonisti sarà l’occasione insperata per dare una svolta alla propria vita, per lo spettatore un modo per ricordare e divertirsi. Per tutti comunque un piacevole passatempo. Voto: 6-, carino ma poco incisivo. Purtroppo la delicatezza inficia la potenziale esplosività della storia, della narrazione, della recitazione, della pellicola in generale.
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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