Sveglia, forza, forza che è mattina e anche la famiglia felice di Gerry Lane si sta alzando! C’è molto brusio in strada, c’è fermento, si parla di guerra e di epidemia, il caos inizia a prendere piede, ma nessuno ha idea di cosa si tratti e se sia una follia di quartiere oppure generalizzata. Così Gerry si mette in macchina per portare le figlie a scuola, senza accorgersi che il peggio sia dietro l’angolo: un’orda di persone violente e trasfigurate attacca chiunque sia pacificamente in auto o sul marciapiede. Ma cosa sta succedendo in città?
Basta un’inquadratura e ci rendiamo conto che abbiamo a che fare con dei veri e propri mostri, esseri non più umani e non morti che attaccano i vivi. È uno scenario senza esclusione di colpi, una vera e propria guerra globale che non fa distinzione di razze e generi, non rimane quindi che rifugiarsi in mezzo al mare sino a comprendere come affrontare un nemico che al momento non si conosce. Il nostro eroe è fortunato, avendo lavorato per una vita in situazioni di guerra per le Nazioni Unite, riesce a barattare la protezione dei suoi cari in cambio dei propri servigi per trovare il bandolo della matassa.
Quindi eccoci qui a seguire il bello e indistruttibile Brad Pitt mentre vola in giro per un pianeta che imbraccia inutilmente il fucile contro delle creature mai cosi orribili e agguerrite. Gli zombie rappresentati da Marc Forster (Monster’s Ball e Neverland) sono forti, incredibilmente veloci e letali, ma soprattutto con degli istinti che ben suppliscono all’assenza di intelligenza.
La corsa contro il tempo per la sopravvivenza è senza sosta e comporta grandi perdite umane e di sangue: il protagonista dagli Stati Uniti vola in Asia, Africa e in Europa, con l’incrollabile speranza di trovare il c.d. paziente zero e capire come evitare la fine della nostra specie, in una ritmatissima avventura condita da salsa pseudo-horror. La pellicola non ci nega mai uno scontro o una battuta, però evita di scivolare nel puro film di guerra o nel fanta-horror più estremo: è un’apocalittica, catastrofica, mostruosa storia, un appassionante e appassionato prodotto americano come solo oltre oceano possono concepire e realizzare.
“World War Z” ha tutti i presupposti per portare al cinema la famiglia al completo e soddisfarla. L’importanza degli affetti, il sacrificio per il bene comune, la fiducia e la determinazione come propulsori inesauribili, insomma, i temi cari al pubblico sfilano uno dopo l’altro: la guerra terrà a bada i maschi adulti, gli zombie i maschi in preda al tumulto ormonale e il bel Brad col capello fluido sedurrà la componente rosa in sala. Che si può volere di più?
Certo, se cercate aderenza al testo originale (quel World War Z: An Oral history of the Zombie War scritto da Max Brooks) allora vi troverete di fronte a qualcosa di diverso, ma a me è parso che proprio questo fosse il punto di forza della pellicola: il romanzo non viene brutalizzato, perché la trasposizione rimane un sottofondo, e così il film vive di vita propria. Il punto in comune è la pandemia che ci porta ad un passo dall’estinzione trasformandoci prima in bestie e, beh.. le librerie sono piene di tomi con un tale canovaccio ;)
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”