Mestiere complicato quello del giallista o dello scrittore di noir di questi tempi: tra bidelli pistoleri e le odiose e quotidiane violenze perpetrate sulle donne, la realtà supera di gran lunga anche la più fervida fantasia thrilleristica.
Ciò nonostante, il ritorno al genere di Carlo Lucarelli e l’attesa ricomparsa dell’ispettore Grazia Negro – che avevamo lasciata duellare con Montalbano nel riuscitissimo “Acqua in bocca” – fa precipitare comunque il lettore in un vortice di terrore, angoscia, inquietudine.
La trama è nera, nerissima: Bologna, città a cui “nessuno vuole più bene” come sostiene uno dei colleghi di Grazia, è squassata da una catena di omicidi che si distinguo per violenza e ferocia. L’ispettore Negro sarà dunque suo malgrado nuovamente alle prese con un serial killer (restando in regno animale siamo passati dall’Iguana al Cane”), una nuova discesa negli inferi della mente umana che dovrà affrontare proprio mentre un nuova inquietudine sta minando il rapporto fra lei e Simone: il desiderio materno.
Lucarelli è sempre stato uno scrittore dal ritmo perfetto, in particolare nei gialli; anche in questa occasione, riesce a rendere la storia avvincente, alternando a momenti che impongono l’apnea al lettore ad altri in cui allenta solo un po’ la presa, e ti fa respirare. In questo romanzo accade anche grazie ad alcuni curiosi camei: viene citato Coliandro, amatissimo anche nella sua trasposizione televisiva a opera dei Manetti Bros (LINK), e fa la sua comparsa persino Massimo Picozzi, criminologo autore di molti testi insieme allo stesso Lucarelli che in queste pagine interpreta… se stesso!
Ma la rabbia che vena i monologhi dell’assassino, la componente di rabbia sociale che vi si innesta e che ne nutre la ferocia, la successione di eventi sempre attentamente cadenzati regalano al romanzo unavita propria, e ci riconciliano con il Lucarelli scrittore: in quante occasioni ne abbiamo invocato un ritorno al thriller! Avevamo ben ragione: la tradizionale cura per l’accompagnamento musicale alla trama, lo sviluppo che lambisce i social network e le loro deviazioni, i colpi di scena sempre in agguato ed una eroina che aspettavamo con impazienza sono valsi l’attesa, senza alcun dubbio.
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Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.
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