Intenso, avventuroso, pura fantascienza dal 3D non eccessivo ma all’occorrenza efficacemente perforante, senza troppe pretese ma con un ritmo costantemente serrato, il nuovo avvincente episodio di Star Trek è un vero toccasana nell’attuale panorama sci-fi e soprattutto non poteva essere migliore di così: 130 minuti adrenalinici in cui la curiosità viene stuzzicata da un’anima thriller che conferisce nuovo smalto alla saga.
J. J. Abrams ce l’ha fatta, è riuscito a farsi accettare e a trovare la frequenza giusta per portare avanti una saga senza eguali che gode di uno zoccolo duro di appassionati sempre in guardia: il secondo film sotto la sua direzione – e il dodicesimo lungometraggio della storia di Star Trek – riesce a fondere tradizione e rinnovamento, offrendo una esplosiva trama ricca di rimandi e omaggi attinti da episodi delle varie serie che rincuorano coloro che da sempre seguono le avventure dell’Enterprise e del suo capitano.
“Into Darkness” risente molto del cambio di millennio: dall’inevitabile 3D (non nativo, ma unico nel suo genere in quanto aggiunto su un girato in IMAX) di cui noi non riusciamo a diventare sostenitori; all’atmosfera inquieta, oscura, che porta una flotta di esploratori a divenire soldati, maldestri ma dalla mirabile inventiva pur di far sopravvivere la nostra specie e non solo; e per quel ritmo incalzante, ricco di suspense, battaglie, sconfitte e rivincite.
Sarà anche costato un pandemonio e Benicio del Toro avrà rifiutato il ruolo del cattivo, ma quello a cui assistiamo è ciò che noi Trekker attendevamo da tempo: un film epico, sontuoso, esplosivo, avvincente che non ci facesse rimpiangere i doppi episodi delle varie serie, spesso –purtroppo – ben più strutturati e interessanti dei lungometraggi. J. J. Abrams riesce così anche a farci digerire i nuovi volti che impersonano i beniamini della nostra adolescenza che, ad essere sinceri, ci hanno inizialmente lasciati perplessi per il poco carattere dimostrato.
Qui incontriamo invece un giovane capitano Kirk che perde il comando e sfascia la sua astronave di continuo mentre battibecca senza sosta con l’inseparabile Spock, il quale ci conquista rapidamente con i suoi maldestri tentativi di adattarsi agli umani. Un legame sempre più forte che intriga lo spettatore, perché ricorda molto noi del XX° secolo e peerché rincuora vedere che non vi siano phaser, tricorder o teletrasporto che tengano, l’amicizia è e sarà sempre fondamentale per la nostra specie.
Questo gruppo di giovani, che ancora molto ha da imparare, verrà a più riprese beffato, ma riuscirà a dare comunque del filo da torcere ad un nemico sconosciuto e terribile, impersonato dall’incredibile Benedict Cumberbatch che, con la sua intensa voce in perfetto accento British e il suo sguardo magnetico, conferisce al suo personaggio un potenza inattesa e perfetta per il ruolo.
Insomma, trama, effetti, ritmo, rimandi e scelte ci appagano e divertono al punto da non doverci più preoccupare per Gene Roddenberry che, infine, può dormire sonni tranquilli: le sue creature a questo giro sono state spolverate, lucidate e omaggiate a dovere. Ora però confidiamo che nessuno decida di cambiare rotta!
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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