Non è facile ma deve farlo, anche se gli darà una delusione: perché lui BEN HUR l’ha visto in tv un sacco di volte, è il suo film preferito, simbolo di profonda solidarietà maschile, un’amicizia che dura anche dopo 15 anni di lontananza, in grado di superare ogni differenza di nazionalità e religione. Ma Radmilo, tenero veterinario gay, glielo deve proprio dire a Limun, ex eroe delle guerre jugoslave ed ex delinquente di strada, istruttore di arti marziali e profondamente omofobo: non lo vedi come si guardano, Ben Hur e Messala erano amanti!
Intorno a questa scena chiave ruota il film PARADA, girato nel 2010 dal regista serbo Srdjan Dragojevic. Ma l’idea gli ronzava in testa da molto tempo, dalla fine degli anni ’70, quando con una ventina di amici fans del punk rock si riuniva nello stesso parco in cui si incontravano i giovani gay di Belgrado. I due gruppi condividevano il luogo e molto, troppo spesso, le aggressioni e i pestaggi dei giovani “sani e normali”, quelli che non sopportavano i piercing e gli abiti logori degli uni e gli atteggiamenti, e fin solo l’esistenza, degli altri. Anche se è passato molto tempo le cose non sono cambiate, nel 2001 a Belgrado c’è stato un tentativo di Gay Pride finito in uno spargimento di sangue. Parte del film è stata girata durante quello del 2010, il primo “di successo”, anche se il vero successo, con 5.000 poliziotti per un migliaio di manifestanti, è che alla fine ci siano stati “solo” 200 feriti e nessun morto.
Torniamo alla trama: la guerra è finita da anni, l’ex criminale Limun ha ormai lasciato perdere anche le rapine per dedicarsi soprattutto ai giovani allievi di judo e a saltuari lavori come guardia di sicurezza, più spesso a recupero crediti e sfratti forzosi. E’ divorziato, padre deluso di un 16enne naziskin violento e fanatico che non segue nemmeno i pochi e distorti insegnamenti paterni; ed è innamorato pazzo di Pearl, florida estetista trentenne, femminista ed ecologista. Mirko, gay, regista teatrale disoccupato, rassegnato a fare l’organizzatore di matrimoni, si occuperà anche delle loro nozze.
Così fanno conoscenza Limun e Mirko. Il suo compagno di vita, il mite veterinario Radmilo, Limun l’aveva conosciuto quando gli aveva fatto curare l’amatissimo cane, preso a pistolettate per una qualche vendetta malavitosa. Quando l’irruenta Pearl viene a sapere che i suoi nuovi amici vorrebbero organizzare il Gay Pride ma sono spaventati dalle minacce e dalle aggressioni subite da vari compagni, impone a Limun un ultimatum: niente matrimonio se lui non si occuperà del servizio d’ordine durante il corteo.
Limun si vede costretto ad accettare, ma nessuno dei suoi amici serbi accetta di seguirlo, per paura di essere associato al mondo omosessuale. Decide cosi di rivolgersi a dei “vecchi nemici” nella Guerra dei Balcani degli anni ’90: con Radmilo, sull’improbabile Mini Morris fuxia di Mirko, troverà, convincerà e porterà con sé a Belgrado il bosniaco Halil, il croato Roko ed il kosovaro albanese Azem. E come i Magnifici 7, memori dell’immortale, amatissimo Steve McQueen, affronteranno tutti insieme la prova finale.
Vincitore del Premio del Pubblico alla Berlinale e al Torino GLBT festival del 2012, è quasi impossibile dare una definizione precisa di questo film: è un tragicomico road-movie in salsa gay, è un esilarante racconto molto poco politicamente corretto, dove convivono la commedia tzigana alla Kusturica, situazioni ai limiti della farsa e un messaggio di integrazione culturale e rispetto reciproco. E’ soprattutto la drammatica storia della battaglia in corso tra i due mondi della società serba del dopoguerra contemporaneo, quello tradizionalista di maggioranza, oppressivo e omofobo, e quello liberale di minoranza, moderno e di mentalità aperta.
Si vede che ci hanno messo il cuore, il regista e l’intero cast. E per una volta anche i produttori – è una co-produzione Serbia, Croazia, Macedonia, Montenegro, Slovenia – che per un attimo hanno ricostruito la vecchia Yugoslavia per confezionare una commedia di enorme successo, record d’incassi in patria (o meglio, nelle varie Patrie). Quasi a dimostrare che i normali spettatori, le persone comuni che vanno al cinema, sono molto migliori di tanti fanatizzati, inamovibili politici che li governano.
Casalinga per nulla disperata, ne approfitta per guardare, ascoltare, leggere, assaggiare, annusare, immergersi, partecipare, condividere. A volte lunatica, di gusti certo non facili, spesso bizzarri, quando si appassiona a qualcosa non la molla più.