Oggi andiamo in Sicilia, ci spostiamo su una delle piccole isole Eolie, esattamente a Salina, preziosa perla dell’arcipelago in grado con poche inquadrature di ammaliare un’intera platea e elemento più intrigante di una pellicola che disorienta lo spettatore sin dai primi sgranati fotogrammi.
Due ragazzi francesi, André e Camille (Malik Zidi e Aylin Prandi), sbarcano sull’isola alla ricerca delle origini e per trascorrere le vacanze, ma subito si scontrano con la popolazione locale poco incline alla socializzazione con i forestieri e soprattutto restia a raccontare eventuali ricordi sulla loro madre. Per fortuna, i due incontrano anche alcuni coetanei che, al contrario, li accolgono come fratelli: il bello e tenebroso giovane Santino e la splendida artista Linda. Se il primo ben presto s’invaghisce della bella Camilla, Linda invece è disperatamente innamorata dell’ex-galeotto dal passato nebuloso Yorgo, uomo non più giovane e incline all’isolamento.
Facile intuire che introdurre due variabili impazzite, di abitudini e cultura diversa, creerà presto scompiglio e modificherà equilibri oramai stantii, facendo addirittura emergere lati che neppure i protagonisti sapevano di avere. Soprattutto Santino, il giovane ragazzo del luogo cha fa subito amicizia coi nuovi arrivati, dovrà prendere la sua vita di petto, combattere con il proprio orgoglio e con i luoghi comuni prima di poter crescere e godersi a pieno la vita.
Senza voler rivelare alcun risvolto “bollente” della trama, è intuibile che la sessualità faccia da mattatrice: amori tra persone di generazioni differenti, amori giovanili e senili, passioni recondite e chi più ne ha più ne metta vengono gentilmente mostrati e messi a confronto. E, in effetti, lo stesso regista, afferma quanto il sentimento sia un cardine della sua opera.
Nelle note di regia scopriamo di essere di fronte ad un’opera prima, cosa che ci impone una delicatezza che ammettiamo non avremmo usato nei confronti di un regista più navigato. Il film è, infatti, debole e presenta diversi elementi che non incontrano il nostro gusto. Ci piace quindi pensare che il cast sia stato un’imposizione dettata dal budget, mentre le immagini “artistiche” per lo più finto-sfuocate e/o sgranate, che molto ricordano i filmini di famiglia dei cari e vecchi anni ’70, siano solo un tentativo di nobilitare la narrazione.
Il melodramma che scorre sullo schermo richiede un bello sforzo nel rimanere attenti e seri. Purtroppo, infatti, le scene sembrano caricaturali o talmente distanti da ricordare drammaticamente le telenovelas pomeridiane di produzione sudamericana: interpreti rigidi, sguardi persi nel nulla, passione molta ma solo a parole (tra l’altro con dialoghi poco probabili), scene paradossali, immedesimazione impossibile.
Insomma, c’è ampio margine di crescita quindi, con speranza che la seconda prova sia più riuscita e nelle nostre corde, facciamo il nostro in bocca al lupo al regista ☺
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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