Facciamo una prova, per le prossime due ore spegnete il cellulare, mettete a tacere la tecnologia, anzi liberatevene proprio abbandonandola in un cassetto, e godetevi quella strana sensazione di quiete e assenza di rumori, scampanellii e vibrazioni costanti. Ora indossate una mise vintage e uscite, andate al cinema e godetevi “Tutti pazzi per Rose” (aka “Populaire”).

Il primo lungometraggio di Régis Roinsard ci fa fare un vero balzo indietro, ci riporta in un’epoca a dire poco magica, il cosiddetto trentennio d’oro, in cui la guerra era alle spalle da non molto e ci si sforzava di pensare solo al futuro affinché fosse davvero migliore. Nonostante l’assenza di futuristici gingilli, col solo supporto di volontà, arguzia e entusiasmo i nostri predecessori hanno gettato le basi dell’innovazione e sono riusciti a trasformare un’attività lavorativa (fondamentale per l’epoca) come lo scrivere a macchina i documenti in qualcosa di ludico-sportivo.

 

Il regista ci racconta, infatti, la storia della candida Rose (Déborah Francois), ragazza alla ricerca di emancipazione e assetata di novità che da un paesino della Normandia si sposta nella cittadina in cui il giovane e affascinate assicuratore Louis Echard (Romain Duris) è alla ricerca di una nuova segretaria per il suo ufficio. Rose non ha molte speranze di riuscire a farsi notare, la concorrenza è elevatissima, se non fosse per la sua rapidità con la macchina per scrivere che conquista subito Monsieur Echard e le apre la porta di un nuovo mondo e di una meravigliosa avventura.

In effetti, negli anni ’50 le gare di dattilografia erano realmente l’ultimo grido e venivano addirittura considerate uno sport con campionati dedicati e a uno di essi la nostra Rose prenderà parte spinta dal suo principale e… non si fermerà più sino alla conquista del gradino più alto. La timida ragazza di provincia diverrà una star internazionale e credetemi quando vi dico che tiferete per lei!

 

Il film ci trascina nel vortice delle gare di digitazione, ci ammalia con il suo profumo vintage, e ha dialoghi degni delle migliori commedie romantiche americane del secolo scorso (d’altro canto il regista non fa segreto di aver preso a riferimento il mitico Billy Wilder): tra Rose e Louis i battibecchi saranno costanti sino a quando, abbattute tutte le distanze, raggiungeranno la tanto agognata emancipazione dalla famiglia, dalla società e dalle proprie barriere.

Una vera favola dai colori pastello, divertente e al passo coi tempi nel messaggio, scoppiettante commedia che ci riporta alla memoria battute e un cinema che credevamo sepolto. Perfetta unione di risate e momenti più dolci, con totale assenza di pesantezza e/o di melodrammi, questo film omaggia il glorioso passato e si rivolge a tutti coloro in cerca di qualche ora di pura e semplice evasione.

 

E’ sorprendente come, ancora una volta durante quest’anno, ci ritroviamo a commentare a una pellicola francese che porta con sé molte doti: è sobria, gentile, divertente e incalzante quanto il frenetico picchettare sui tasti di Rose, un’opera come non se ne vedevano da tempo: trés trés jolie!