Cannes 2013 – In concorso la strana storia di “Borgman”

© Festival de Cannes

Il tempo di una fila (un’ora prima della prossima proiezione) per scrivere qualche paragrafo su un film che ho visto quasi per miracolo, di cui conoscevo solo l’essenziale sinossi, da cui non sapevo cosa attendermi, e che si è rivelato molto nordico, a tratti grottesco, buon intrattenimento, che non ha strappato alcuna lacrima e di sicuro è piaciuto ai presenti in sala.

Solo commenti positivi, dentro e fuori il Grand Theatre Lumiere, per “Borgman”, storia di tre uomini (?) in completo e occhiali scuri che si aggirano per un quartiere residenziale attorniato da boschi e varia incontaminata natura. La scena si apre con una vera e propria caccia all’intruso capeggiata da un signore in abito talare seguito da omoni armati sino ai denti che stanno cercando di stanare (letteralmente!) degli individui che hanno costruito il loro rifugio sotto terra, complici cunicoli e radici di alberi secolari. Questi alieni (?) dalle umane sembianze se la danno a gambe levate e si mimetizzano come meglio possono con la popolazione locale, mentre colui che pare il capogruppo (il protagonista della nostra storia), Borgman, approda alla porta della villa del giovane produttore televisivo Richard dove reclama di conoscere la padrona di casa, Marina.

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I malintesi sull’uscio sono molti, soprattutto la gelosia di Richard esplode e Borgman le prende al punto che Marina, prova un misto di senso di colpa, vergogna e voglia di rivincita, quindi di nascosto dall’iracondo coniuge, prima presta soccorso e offre un riparo temporaneo al malcapitato, poi stringe con lui una segreta amicizia e infine cogita la possibilità di iniziare una nuova vita. La trama è lineare, nella sua bizzarria, la recitazione efficace e le espressioni dei protagonisti sono a tratti surreali.

Il dubbio che i tre signori (a cui si aggiungeranno due dame, nella seconda parte della storia) siano degli alieni rimane, di sicuro rappresentano la seduzione del male, mostrano come sia semplice divenire succubi di persone carismatiche che hanno la meglio su noi persone comuni, ma nulla di più ci viene spiegato, tutto è rimesso alla nostra fantasia e rimangono solo due ore fuori dagli schemi, con un blando ritmo, senza fronzoli, che miracolosamente riesce a soddisfare anche il nostro gusto mediterraneo. Il film non è assurdo, solo strampalato e colto!

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Nonostante sia piaciuto non credo abbia abbastanza forza emotiva per poter concorrere per il premio più ambito, di sicuro si è meritato un posto nella sezione più prestigiosa del Festival di Cannes.

Vissia Menza

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