Roberto detto Tito ha 32 anni, è divorziato ed è albino, cosa che gli dà parecchi problemi alla pelle e alla vista. Vive tutto solo a Panama, l’unica cosa che lo appassiona è il bowling. Un giorno gli telefonano: suo padre César, in Costa Rica, ha avuto in infarto. Non si vedono da anni, ma da bravo figlio prende il pullman e va a trovarlo. Il padre si riprende in fretta, e in pochi giorni viene dimesso dall’ospedale.
Nel loro rapporto riaffiorano subito tutti i problemi che li hanno divisi per anni: Tito è discreto e silenzioso, César esuberante e logorroico; uno solitario e timido, l’altro macho e sbruffone. Ma soprattutto César, ex-allenatore di pugili, fra cui un campione del mondo, disprezza profondamente il bowling e non smette di sfottere il figlio per il suo non-sport.
Quando Tito decide di tornare a casa, anche perché dopo alcuni giorni ha una finale regionale, César decide di accompagnarlo: a causa della salute malferma ha perso il suo posto di insegnante di ginnastica, gli serve un nuovo lavoro e a Panama ha degli amici che lo possono aiutare.
Ma è troppo banale andare in bus: César ha la sua fedele Lada azzurra, un po’ arrugginita ma ancora efficiente. E partono.
Naturalmente non tutto va liscio: César non si è ancora rimesso come vorrebbe far credere, la macchina è quella che è e nemmeno i documenti sono in ordine. E i due non resistono mezz’ora senza mettersi a litigare. Per fortuna caricano una simpatica autostoppista col suo puzzolentissimo cane, e la ragazza riesce a mediare nei continui battibecchi fra padre e figlio. Arrivano a Panama, seppure un po’ in ritardo sulla tabella di marcia, ma niente nel loro rapporto sembra essere cambiato, niente è stato chiarito; ognuno se ne va per la sua strada.
E’ una riflessione dolce-amara sulla diversità, sulla difficoltà di accettarsi e comprendersi, sullo scontro fra mentalità e generazioni. E sulla necessità comunque di continuare a provarci, provarci sempre.
Ha diretto una storia semplice e lineare, con personaggi autentici e mai banali, interpretati da tre ottimi attori.
Yimmy David Suarez è un noto musicista cubano, qui al suo debutto come attore. La sua condizione di albinismo lo ha portato a condurre una ricerca sull’accesso alternativo al cinema per i non vedenti.
Luis Antonio “Lucho” Gotti ha una vasta esperienza come regista e attore di teatro panamense, e si vede dalla finezza con cui interpreta César, senza mai correre il rischio di esagerare.
La frizzante autostoppista Vicky Yadia è Victoria Greco, debuttante al cinema ma veterana dei palcoscenici di musical, in Usa e a Panama.
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Casalinga per nulla disperata, ne approfitta per guardare, ascoltare, leggere, assaggiare, annusare, immergersi, partecipare, condividere. A volte lunatica, di gusti certo non facili, spesso bizzarri, quando si appassiona a qualcosa non la molla più.
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