Dopo aver fatto letteralmente girare la testa a tutto il mondo, dopo aver trionfato in patria, dopo aver rotto gli schemi ed essere riuscito a entrare nella cinquina dei film stranieri candidati alla più prestigiosa delle statuine conferite nel mondo del cinema, dopo aver strappato consensi ad un festival di culto come il Far East Film Festival di Udine e al mitico festival di Toronto, dopo che l’attesa ci ha quasi stremati, infine, sta per arrivare nelle sale cinematografiche di tutta la penisola l’acclamato ed incredibile “Confessions”.
Thriller nipponico che in poco più di due anni ha davvero raccolto consensi all’unanimità in ogni continente in cui ha fatto la sua apparizione. Poiché questo è un film che va davvero oltre, ma non perché dotato di trama demenziale partorita da una mente troppo assuefatta da sostanze psicotrope, bensì per la sua narrazione che spiazza, intriga, assorbe sino all’ultima scena pur essendo chiaro sin dall’inizio cosa sia accaduto, a chi e perché e si sia già sul sentiero giusto per intuire cosa accadrà.
Esatto, “Confessions” è un film talmente ben intrecciato da mantenere il suo pubblico curioso e incollato alla poltrona senza traumatizzarlo con scene ad effetto, senza dover sfruttare repentine soprese, senza escogitare strani stratagemmi, ma solo grazie al suo stile narrativo, alla presenza scenica del suo cast, alla presentazione dei suoi protagonisti, alla sua livida fotografia, alla sua colonna sonora, al suo stile tutto orientale seppur attento al pubblico d’occidente.
Questa è la storia di Moriguchi, una giovane donna, un’insegnate di liceo che ogni giorno deve educare un’intera classe di adolescenti, una madre che mentre sta elaborando una perdita subisce un ulteriore trauma. Un giorno, alla fine dell’anno scolastico, esausta ma determinata – la nostra protagonista- entra in classe e inizia a raccontare a voce alta la propria storia. In pochi minuti gli occhi di tutti i suoi allievi sono puntati su di lei e il gelo cala tra le mura scolastiche.
Parliamo di vendetta, di quella fredda, anzi gelida, calcolata e portata a termine con dovizia e senza alcuno scrupolo nei confronti dei destinatari. Parliamo di amori spezzati, di gioventù negate, di pretese troppo alte e di voglia di emergere. Parliamo di giovani e adulti a confronto, per scoprire che gli uni si confondono con gli altri. Vediamo madri amare i propri figli al punto di annientare sé stesse e vediamo giovani finire male perché inseguono un impossibile riconoscimento dentro le mura domestiche. In fondo, assistiamo ad alcune manifestazioni dell’amore, passiamo da quello adolescenziale, a quello adulto, saltando a quello materno e molto altro.
“Confessions” è un thriller nello stile, è un dramma nella sua tragica trama, è un’esperienza visiva e uditiva per le scenografie e la discografia, è un’opera così inconsueta da meritare un’esplorazione. Un film attento al genere umano e alle sue emozioni, ben ritmato, intrigante, straziante, insomma, da consigliare. Voto: 7 ½, perché a noi lo stile orientale attento al pubblico ad ovest piace molto ☺
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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